mercoledì 29 febbraio 2012

IL FIUME CHE RIAPPARVE (E RISCOMPARVE)

[STORIE] Ho l'abitudine di conservare vecchi ritagli di giornali, specialmente se contenenti articoli riguardanti curiosità su Palermo, e proprio in questi giorni ne ho ritrovato uno risalente al Febbraio del 1998, riguardante la improvvisa quanto casuale "riapparizione" del fiume Papireto, in un tratto in cui, a causa della pioggia battente, saltarono delle "balate" alla Vucciria, esattamente all'angolo tra via Materassai e la piazza S.Eligio...
Il Papireto, che era stato essiccato nel'500, anche perchè in realtà già dal'300 era un torrente di acque maleodoranti, era stato il fiume che si pensava ricevesse l'acqua, in modo sotterraneo e fantasioso, nientemeno che dal Nilo...
Nel tardo'500 si creò poi una sorta di smaltitoio, con canali sotterranei costruiti con volte a tutto sesto, rendendo l'antico corso d'acqua una delle prime reti fognarie della città...
Pioggia a parte, il riapparire del fiume (che comunque scorreva sempre nel sottosuolo della città) fu reso possibile anche dal lavoro degli operai di una cooperativa che stava pulendo la zona da alcuni detriti... Anch'io (che all'epoca abitavo nel centro storico) accorsi a vedere quello spettacolo : l'antico corso del  Papireto che scorreva impetuosamente nei sotterranei del centro : era come tornare indietro di alcuni secoli con una macchina del tempo...
Nei giorni successivi vi tornai più volte e c'era sempre un capannello di curiosi e addetti ai lavori che discutevano su come questo singolare riaffioramento potesse tornare utile e fruibile dai palermitani, a livello storico ma anche turistico. L'idea era quella, come sentii dire con le mie orecchie, di creare una copertura in vetro spesso o plexigas che permettesse ai passanti di guardare lo spettacolo, chiudendo, ovviamente, la zona alle auto... Si parlava pure di faretti con luci per rendere la visuale del fiume suggestiva anche nelle ore notturne... 
Insomma, una bella lista di idee e di iniziative da prendere in considerazione. Dopo circa un mese tornai con un amico, incuriosito da ciò che gli avevo raccontato, e trovai la zona esattamente come un mese prima... Le balate ripristinate, la "falla" tappata e le auto che passavano... Un pò disorientato, e per non farmi prendere per visionario dall'amico, chiesi a qualche passante della zona cosa fosse successo. Mi rispose un signore :"L'hanno ricoperto di nuovo perchè le macchine da qui se no come passano ?"... Quel giorno inghiottii amaro e rimasi molto deluso...
E' uno di quei "misteri" della nostra città che tutt'oggi non riesco, per quanto mi sforzi, a comprendere...
Ed allora il rimorso più grande fu di non aver fatto nemmeno una foto a quell'evento, "storico", ma, ahimè,  inutile...
Ritaglio del Giornale di Sicilia del 7 Febbraio 1998

La "voragine" entro cui si vide scorrere il fiume

venerdì 24 febbraio 2012

IL MATRIMONIO DI BETTINA

[STORIE] Primi anni'50, zona di via Cassari... La giovane Bettina, che è la più grande di due figlie femmine, si è fidanzata ed è ormai prossima al matrimonio. Il futuro sposo è Mario, figlio di una cugina di suo papà, cosa che allora non faceva scandalo, anzi sembra fosse abbastanza frequente in tante famiglie.
Bettina andrà all'altare, nella chiesa di Casa Professa, a metà Settembre. In pieno Agosto, quindi, in mezzo al caldo soffocante, fremono gli ultimi preparativi. Già inizia la sfilata dei parenti che vanno a vedere i regali della sposina, si fanno sempre più frequenti le visite tra i nuclei familiari (anche se parenti lo erano già), il padre di lei chiama "compare" il padre di lui, si preparano corredi vari, si parla di confetti e di rinfresco, che avverrà al "Moka", un locale di via Ruggero Settimo. E poi ci sarà il viaggio di nozze a Napoli, con puntata a Roma... Insomma è tutto pronto. La sposina è bella, raggiante di gioia, magari non sarà follemente innamorata del futuro marito, in fondo lo conosce da quando era piccina, però l'idea dell'abito bianco, della cerimonia e di essere protagonista per un giorno, la rende felice... 
Le calde serate di Agosto, Bettina le trascorre affacciata al balcone, che dà proprio sul panificio di sotto...
E tutto continua a filare liscio, tra sorrisi e ultimi ritocchi alla festa. La sera prima del matrimonio, fa talmente caldo che a casa di Bettina si lasciano le imposte aperte, giusto per far circolare un pò di frescura...
La mattina dopo, la sorella minore di Bettina, Teresa, nota che il letto della futura sposa è vuoto, ma non ci fa caso più di tanto, si sarà alzata prima o magari sarà in bagno... In fondo per Bettina quello sarà un giorno memorabile.
Ma quando Teresa chiede dove sia Bettina, nessuno lo sa. "Nel letto non c'è..." - "In bagno nemmeno..." -  "Sarà dalla sarta qui accanto per il vestito !" - "No... La sarta non l'ha vista !" - "Vedi se acchianò dalla zia qua sopra !" - "No... Non c'è manco lì" - "E allura runni pigghiò ???" 
Il panico per l'improvvisa sparizione di Bettina comincia allora a "lievitare"... Dalla casa si passa al condominio... Dal condominio si passa al vicinato, pieno di conoscenti e familiari... 
A quel punto viene avvisato il padre, che di corsa torna dal barbiere dove si era andato a fare bello per accompagnare, orgoglioso, la primogenita Bettina all'altare... "Andiamo a vedere se è da Mario !"
E scende per strada una carovana di persone, col padre in testa con mezza barba rasata e mezza no, la madre dietro coi bigodini attorcigliati ai boccoli... La sorella Teresa, la zia nubile e la nonna, tutti all'assalto della casa dello sposo... Anche lì c'è il viavai tipico di queste giornate frenetiche... Bambini impomatati, cravatte luccicanti, la madre di Mario che già piange da 2 ore per l'emozione, o forse per lo sconforto di "appizzarci" un figlio. Ma Bettina non c'è... E allora tutte e due famiglie per strada a cercare qua e là, mentre già arriva pure il fotografo che viene mandato a quel paese... Il fotografo non se la tiene e volano pure alcune sberle... I vicini di casa scendono per strada a capire il motivo di tutto questo casino. La via Cassari è piena di gente che corre di qua e di là, tutti a cercare Bettina.... Ma ad un tratto qualcuno indica un cartello appeso ad un negozio, e nel silenzio generale, uno dei parenti inforca gli occhiali e si avvicina per leggere. Sulla saracinesca un foglio con una scritta : 
"BETTINA E' FUIUTA COL RAGAZZO CHE FA IL PANE. STATE TRANQUILLI CHE POI SI FANNO SENTIRE LORO QUANDO ARRIVANO A MILANO COL TRENO"
Il panificio quel giorno, era rimasto chiuso perchè il titolare, aveva saputo della tresca tra il suo garzone e Bettina, e non aveva aperto per la vergogna...
Il panettiere innamorato (e ricambiato) era salito arrampicandosi fino al primo piano approfittando delle imposte aperte per il calore estivo, ed assieme a Bettina, nel silenzio della notte, era scappato via, uscendo però, molto più comodamente, dalla porta d'ingresso...
Cosa accadde dopo ? Chi mi ha raccontato questa storia, era un bimbetto tra gli invitati... Pare che le due famiglie, per l'accaduto, non ebbero il coraggio di farsi vedere in giro per un mese, e poi... tutti vissero felici e contenti (o quasi)...

Via Cassari

lunedì 20 febbraio 2012

PALERMO IN CARROZZA...

[TESORI] Si è svolta la mostra "Palermo in carrozza", interessante esibizione di mezzi di trasporto cari ai nostri nonni e bisnonni... In mostra a Palazzo Ajutamicristo 18 carrozze in uso in Sicilia tra l’ottocento e l’inizio del novecento, appartenenti alla collezione Martorana, acquistata negli anni ’80 dalla Regione Sicilia.
Nel 1986 l’Assessorato dei Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Siciliana ha acquistato la collezione consistente in “ventinove  legni” completi di finimenti e accessori, e un carretto. Dalle rimesse della Villa “Centorbe”, la collezione è stata trasferita nelle rimesse di Palazzo Mirto a Palermo ed oggi a palazzo Ajutamicristo.
Per chi non ha avuto opportunità di andare a visitare la mostra, ecco qui di seguito un resoconto fotografico, fatto da me medesimo. Buona visione... 
(PS. La terza carrozza, di color verde chiaro, è in realtà un forno ambulante...)















venerdì 17 febbraio 2012

ARTISTI PALERMITANI D'OGGI * EMANUELA MULE' *

Un'altra artista che si aggiunge a quelli già presentati su questo Blog, è l'attrice Emanuela Mulè, palermitana verace. Io la conosco da tantissimi anni e ricordo sempre la sua semplicità e il suo essere solare anche nelle piccole cose. 
Ha iniziato ad abbracciare e amare la dimensione interpretativa approcciandosi al teatro, confrontandosi con diversi generi e partecipando inoltre a numerosi master tenuti da personalità di levatura internazionale in campo teatrale e cinematografico (come Hiller, Kordonskij, Dennis, Rosati Hansen, L.Wertmuller). Negli ultimi anni ha portato sul palco lavori acclamati nei teatri di tutta Italia come "Scarafaggi...Beatles", "Soffritto perfetto" e "Hot-Tanto caldo a Palermo".
Emanuela si è fatta però conoscere sul grande schermo per le ottime interpretazioni in film come "Alla luce del sole" (con Luca Zingaretti), o "La Siciliana ribelle" (il film sull'amara vicenda di Rita Atria), nonchè in fiction tv di grande richiamo come "Squadra Antimafia-3", "Ho sposato uno sbirro-2" e una parte da co-protagonista ne "La Baronessa di Carini" (con Lando Buzzanca e Vittoria Puccini). Vincitrice di premi e riconoscimenti nazionali, la bella ed eclettica Emanuela ci svela, con parole sue, il suo rapporto con Palermo :
"Amo profondamente Palermo, la mia città, terra-madre che ha nutrito sogni, speranze, incertezze.
Vivo la mia città come chi ha dinanzi a sé tanti scrigni pieni di incantevoli tesori… Di alcuni, piccoli, mi accorgo di avere la chiave, li apro e rimango stupefatta a mirarne il contenuto... Di altri, più grandi, qualcuno ne ha gettato via la chiave… Allora a fatica cerco ogni giorno di aprirli… Altre volte mi basta guardarli, contemplarli e saziarmi della consapevolezza che amo la mia città, nonostante tutto, nonostante non sia valorizzata come merita..."
Sosteniamo dunque anche quest'altra gemma del nostro firmamento palermitano...


VIDEO : Emanuela in "Ho sposato uno sbirro-2"
VIDEO : Emanuela in "La baronessa di Carini"
VIDEO : Emanuela ospite a "Sottovoce" di L.Marzullo
Emanuela Mulè - 1
Emanuela Mulè -2
Nello sceneggiato tv "La baronessa di Carini"
Emanuela Mulè - 3
Nel film "La siciliana ribelle"









mercoledì 15 febbraio 2012

SCONOSCIUTI E DIMENTICATI...

Per tutti coloro che seguono questo blog dall'Italia e dall'estero... Un bel mini documentario realizzato da quattro studenti dell'Accademia di Belle Arti di Palermo su alcuni luoghi della nostra città che meriterebbero di non rimanere "nascosti". Finalizzato ad un esame (andato tra l'altro come meglio non poteva), il video parla di luoghi come la piazza Croce dei Vespri, la via Terra delle Mosche, la piazza Tarzanà, l'Albergheria, illustrati da alcuni personaggi, tra i quali il sottoscritto, e con l'introduzione del famoso storico e scrittore Gaetano Basile, che con la sua ironia rende il video davvero interessante... 
Nei primissimi giorni di pubblicazione su youtube ha avuto circa 800 visualizzazioni...
La "troupe" : da sin.Vale,Ilenia,Massimiliano e Sally


Ma basta parlare, vi lascio alle immagini...
Buona visione e complimenti ancora ai ragazzi per la loro preparazione e la loro professionalità...

VIDEO : SCONOSCIUTI E DIMENTICATI

lunedì 13 febbraio 2012

LA "VETERANA" DELLE CHIESE

[TESORI] In una traversina di via Matteo Bonello, scendendo poco dopo la Cattedrale, c'è un gioiellino artistico che forse è uno dei monumenti più antichi della nostra città, almeno per ciò che riguarda le chiese. Quante volte sarò passato di là senza farci caso... Ma è anche vero che la chiesetta, tra chiusure e ristrutturazioni, nonchè danneggiamenti, sarà rimasta chiusa per almeno un quarto di secolo. E' grazie ai soci dell'associazione "ITImed", che la chiesa di S.Cristina la Vetere, è oggi nuovamente fruibile dal pubblico...
Si trova nella stradina denominata via dei Pellegrini, perchè anticamente era la strada che percorrevano i viandanti che provenivano dall'interno della regione per entrare in città. Fu dedicata nel 1174 a S.Cristina dall'allora arcivescovo di città Walter Offamily (lo stesso che diede il via all'edificazione della Cattedrale), poichè le sue spoglie furono qui portate in quanto la Cattedrale, che avrebbe dovuto ospitarle, era ancora in costruzione. La nave che le trasportava, risalendo il corso dell'antichissimo fiume Papireto, le depositò in questa chiesa... 
Nel'500 la chiesa venne concessa alla compagnia della SS.Trinità, ed alcuni suoi membri, com'era d'uso allora, furono sepolti in chiesa, e le lapidi sul pavimento ne sono testimonianza...
La costruzione normanna ha pianta quadrata e la consistenza muraria si suppone che sia parte di una torre dell'antico arcivescovado. All'interno c'è una sala quadrata a croce greca con 4 pilastri ed archi ogivali. L'abside venne aggiunta nel tardo'500. Sempre in quel periodo vennero aggiunte delle nicchie di cui oggi ne resta una con degli affreschi (bisognosi di restauro), aventi le figure di S.Pietro e S.Paolo.
Tornando a parlare della stradina che introduce alla chiesetta, c'è da dire che risulta interrotta da un grande cancello di ferro, dietro il quale c'è il parcheggio dell'arcivescovado... Ma se si va ad indagare a fondo, si scopre che è l'antico percorso di accesso alla città, che arriva in pratica sino alla zona della Guilla. Il ripristino dell'itinerario antico è pure previsto nel piano regolatore cittadino. Però il cancello è più forte del piano regolatore stesso, a quanto pare... 
Un altro dei "misteri" di Palermo...
Piccola polemica a parte, la chiesa è in genere visitabile la domenica mattina dalle 10 alle 13, grazie ai volontari dell'associazione di cui si diceva prima, e con un minimo contributo, varrà la pena, se volete, dare un'occhiata a questo gioiello d'arte, ottenendo anche dai soci presenti, tutte le spiegazioni e le descrizioni inerenti alla chiesa ed alla sua storia...

(PS. Ringrazio Daniele per l'accoglienza e le dettagliate spiegazioni. Per chi volesse saperne di più sull'Associazione e le sue interessanti attività, ecco il link del loro sito : Associazione ITImed )

Interno/1
Via dei Pellegrini (il portone verde in fondo "spezza" la stradina)
Ingresso
Particolare sul portale d'ingresso
Interno/2
Lapidi tombali all'interno della chiesa
Nicchia laterale con affresco
Interno/3
Volta dell'abside
Interno/4
Interno/5
Interno/6
Particolare di lapide tombale
Via dei Pellegrini (vista dal lato della chiesa)

mercoledì 8 febbraio 2012

QUANDO GLI SPIRITI DANNO I NUMERI...

[STORIE] Il racconto che segue è stato fornito a Federico, che ringrazio per averlo condiviso qui, da qualche parente anziano...
Queste righe non tenteranno di stupire il lettore, con quella che potrebbe essere reputata una fervida fantasia, perché io ne posseggo veramente poca... Mi limitero' nel raccontare quanto a me riferito su fatti accaduti e testimoniati, astenendomi dal fare cognomi, poiche' esistono discendenti diretti del personaggio principale del racconto.
Il signor Litterio aveva vissuto la sua vita da uomo maturo, fra famiglia e lavoro, in un quartino a primo piano di via Magione, davanti il preingresso della chiesa omonima. Il palazzo, ora restaurato, evidenziava le lesioni dell'ultima guerra...
L'unico vizietto di Litterio era il gioco del lotto che dopo il lavoro era uno scopo di vita, con cui non divento' mai ricco, ma che alla fine lo ricompenso' per la sua perseveranza al botteghino !!!
Il venerdì pomeriggio si teneva la riunione di prassi col nipote Nino e la figlia Carola. Sul tavolo della stanza da pranzo (dove era morta la zia Ciccina), venivano poggiati cumuli di fascicoli pieni di statistiche sul lotto (il pc non c'era ancora), la smorfia sempre presente, innumerevoli fogli segnati da sistemi a piramide, studi cabalistici e quant'altro... 
Lì, studiavano, spremevano le loro meningi, chiedevano previsioni alla madrina, che ritenevano avesse poteri particolari. Dopo il difficoltoso parto dei numeri, quasi mai vincenti, zio e nipote andavano da un tizio, dai poteri eccezionali, denominato “U SPIRDATU”, che benediceva le giocate da fare, ma solo in teoria, perchè in pratica non apportavano visibili effetti per eventuali vincite !!
Poi, sul tardi, e quasi a chiusura del botteghino, andavano alla ricevitoria in Via Discesa dei Giudici, a parer loro la piu' fortunata, e lì avveniva il rito della veline con gli ambi ed i terni, scritti con pennino ed inchiostro in modo stilizzato, come si usava una volta.
Il sabato pomeriggio Litterio seguiva l'estrazione in diretta, in un vano basso nei pressi dei vecchi tribunali, arredato con un tavolo e una serie di sedili in legno per gli spettatori.
Da qui, cominciavano i fatti strani...
In uno di questi sabati pomeriggio, durante l'estrazione, lui ed i presenti notarono la figura, mai vista, di un anziano solitario, silente e assiso verso gli ultimi sedili (e fin qui nulla di particolare)...
Improvvisamente il vecchio annucio' ad alta voce il numero che sarebbe dovuto uscire subito dopo, e quel numero uscì fuori. Magari era un caso...
Ma per altre quattro volte si confermarono le previsioni che l'anziano declamava. Scioccati, i presenti tentarono di contattare quella figura anziana degli ultimi banchi, ma era inspiegabilmente scomparsa.
Resto' il ricordo del fatto, e la convinzione della presenza in quel luogo di una entita' misteriosa e burlona, che si era divertita alle spalle degli speranzosi giocatori. Forse i numeri, che non erano mai stati favorevoli, infine, vollero essere prodighi nei confronti di Litterio, ma con l'aiuto di qualche buon'anima.
Egli era ispettore della Ditta Trezza, appaltatrice dei dazi fino agli anni'60, e nell'ultima sua sede di lavoro, il mercato ittico alla Cala, attendeva pazientemente la pensione e quel terno risolutivo, per acquistare una casa tanto desiderata...
Qui avvenne la svolta della sua vita !
Per anni, al mercato si presentava con cadenza settimanale un “munachieddu questuante”, che pazientemente ascoltava le lamentele economiche dell'ispettore Litterio, che poi elargiva al fraticello una latta piena di pesce, che era accettata di buon grado come obolo di rito.
Passo' tempo e Litterio annucio' al frate il suo prossimo pensionamento, assicurandogli di aver provveduto nel dare disposizione per la regalìa di rito.
Il fraticello, che aveva fin allora ricevuto, gli volle fare un dono : gli regalo' tre numeri "sicuri", imponendo la ruota su cui giocare “siccu pi Paliermu” e la cifra da scommettere, così avrebbe risolto il desiderio del prossimo pensionato.
Infine lo saluto' in modo strano, quasi un addio : ” 'Terio, iucatilli giusti picchì unni viremu cchiù !” Litterio non fece caso all'ultima frase del questuante, ma non perse tempo nel giocarli !!!
Aspetto' pazientemente l'estrazione del sabato, ed uno alla volta uscirono i tre numeri, piu' uno che aveva aggiunto lui, e quindi fu una quaterna secca ! Ovviamente, il suo primo pensiero corse a fra' Nicolo', si reco' alla Falconara, nel convento dei frati minori, e chiese di lui !!!
Il padre guardiano, alla richiesta, rispose prontamente : “Ah, lei l'ha saputo ora ?”
Lo accompagno' fino ad una modesta cella, il cui massimo lusso era un inginocchiatoio sul quale in bella mostra era posto un luttino con la foto di fra' Nicolo', con su scritta la data di nascita e di morte, avvenuta quest'ultima, almeno due anni prima...
Un brivido scosse Litterio per tutto il corpo, poi si chiese ? “Ma allora... con chi ho parlato per tutto questo tempo ???”
Poi disse una prece, fece un'offerta, e si incammino' a cercare una casa d'acquistare, ringraziando in cuor suo “u munachieddu chi ci avieva rato a manu giusta !!”

venerdì 3 febbraio 2012

LA LEGGENDA DELLA SPADA

[ANEDDOTI] L'amico Pino Campo ha raccolto l'invito a scovare storie, aneddoti ed altro sulla nostra Palermo, ed oggi ci parla di una curiosità storica niente male... Molti conoscerete la fiaba "La spada nella roccia"... Ebbene anche a Palermo c'è qualcosa di simile : la spada... nel portone.
Tanti palermitani avranno certamente notato, passandoci davanti, che su uno dei due battenti del portone del Palazzo Arcivescovile, è inchiodata l'elsa di una spada. La tradizione vuole che quella sia la spada con la quale sarebbe stato ucciso, per mano di Matteo Bonello, l'ammiraglio di re Guglielmo I, Maione di Bari. Il fatto avvenne la vigilia di S.Martino del 1160, all'imbocco della Via Coperta, strada che collegava il palazzo dell'arcivescovo, con quello del re. Maione, uscendo dal Palazzo Arcivescovile, mentre calavano le prime ombre della sera, cadde nell'agguato tesogli da Bonello e i suoi uomini e che si concluse con la morte dell'ammiraglio e lo scempio del suo cadavere, che fu trascinato in modo macabro per le strade, mentre i suoi aguzzini lo riempivano di calci, dopo avergli pure strappato barba e capelli...
Bonello, tuttavia la fece franca solo per poco : braccato dai musulmani che si misero alle sue calcagna,  fu catturato, accecato, gli vennero tagliati i tendini di braccia e gambe per renderlo totalmente immobile. Dopo qualche giorno di prigionia, ridotto in quello stato, Bonello morì...
Tornando a parlare della spada, fin qui è ciò che ci è arrivato dalla voce del popolo. Ma le cose, a questo punto, vanno ridimensionate. Infatti osservando l'elsa della spada, essa è del tipo "a vela", caratteristica del XVI secolo. Evidentemente, quindi, non può essere l'arma con la quale venne trafitto Maione, vissuto ben quattro secoli prima ! Inoltre, storici e diaristi come Di Giovanni e l'attento marchese di Villabianca, non hanno mai fatto cenno su questa spada che sicuramente, al loro tempo, era già inchiodata sul battente del portone. 
Che significato si può dare, allora, a questa spada ? 
Nessuno ce lo riferisce, si avanzano delle ipotesi, e tra le tante, la più attendibile ci porta al periodo feudale, quando vigeva il privilegio, nonchè la facoltà, da parte dei baroni, di procedere tanto in via penale che in via civile contro i loro vassalli. Questa facoltà, detta "diritto di spada e di morte", venne concessa dai re a partire dal 1400. L'impero baronale aveva come simbolo le "forche" che s'incontravano all'ingresso delle terre per denotare l'autorità dei feudatari sui loro vassalli.
Anche l'Arcivescovo di Palermo possedeva terre e feudi, e di conseguenza godeva dei relativi diritti e privilegi, quindi è molto probabile che volle manifestare la potestà civile e criminale apponendo davanti al Palazzo Arcivescovile, come simbolo di monito per tutti, un elemento meno ingombrante e macabro delle consuete forche. Aboliti i diritti feudali e abbattute le forche, forse l'elsa fu dimenticata o nessuno si curò di toglierla. E' rimasta la tradizione che distratte guide cittadine propinano a turisti frettolosi che rimirando quell'elsa, rivivono con la loro fantasia quella tragica notte di S.Martino del 1160.
(PS. In effetti più di una persona mi riferisce che il 90 % delle guide che portano in giro i turisti, dicono che la spada impernata al portone è quella originale di Matteo Bonello... Mah !!)


La spada "impernata" al portone - (Foto di Nora Scotto)