lunedì 24 dicembre 2012

L'INSEGNANTE INGLESE... O QUASI



Palermo non è solo monumenti, arte, storia, cultura e tradizioni: è anche personaggi minori, talvolta buffi e divertenti, che dai nostri ricordi ogni tanto riaffiorano e ci riportano indietro nel tempo. Ecco uno di questi. Buona lettura!
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Tra le tante persone che ci capita di incontrare nelle nostre vite, non mancano di certo gli insegnanti scolastici. Ce ne sono di bravi e meno bravi, professionalmente parlando, ma anche alcuni che ci lasciano un gran bel ricordo dal punto di vista umano, o al contrario, un ricordo talmente brutto, che se, finita la scuola e freschi di patente li avessimo incrociati mentre attraversavano la strada, li avremmo investiti.
Ce ne fu uno in particolare, che viene ricordato dai suoi alunni come una persona molto strana, difficilmente “classificabile”, a metà tra un bamboccione e un pazzo schizzofrenico. Era il prof.Mariani, insegnante di tecnologia di un istituto scientifico, negli anni ottanta. La scuola dove prestò servizio era in una zona del centro ricca di storia e di arte come poche. Tra il corso Vittorio Emanuele, non distante dalla Cattedrale, e la via Montevergini, un perimetro ricco di fascino, nei suoi punti più interni, con palazzi d’epoca rinascimentale, alle chiese del XV° e XVI° secolo, come quella dei Tre Re o S.Agata alla Guilla, il settecentesco Collegio del Giusino o il Monastero di Montevergini del quattrocento. Insomma una zona dall’elevato contenuto storico e un percorso immutato come qualche secolo fa. Parlando proprio di una piazzetta medievale dal fascino artistico indiscusso, il caro Mariani fece un autorevole commento : “E’ un luogo meraviglioso… C’è tanto spazio per posteggiare la macchina”. Meno male che non insegnava storia dell’arte.
Definito totalmente scadente nello spiegare in classe, al contrario il professore si dava arie da scienziato, con gli occhi sgranati e la barba nera e folta, che si accarezzava continuamente, e che, secondo lui, lo rendeva affascinante agli occhi delle donne. A volte i suoi alunni, per provare la sua inettitudine professionale, quando erano interrogati su un particolare argomento, divagavano in modo mirato, vedendo se il professore se ne accorgeva… Ma ciò non accadde mai.
Insomma, era uno di quegli insegnanti che viene preso di mira da mezzo istituto come uno a cui poter ridere dietro le spalle. Il suo abbigliamento era pure in linea col personaggio : d’inverno era quasi sempre vestito con montgomery blu notte con cappuccio, jeans e mocassini. Nei mesi più caldi invece, indossava quasi sempre una maglietta bianca o celeste molto semplice, modello “mercatino rionale” (con peluria dei pettorali che fuoriusciva dal girocollo), pantaloni blu classici e sandali aperti. Con andatura dinoccolata, percorreva spesso i lunghi corridoi della scuola gesticolando e parlando da solo. La sua più incredibile prerogativa era però quella di urlare o di arrabbiarsi con gli alunni, quando fosse necessario, con un accento, chissà perché, di un emigrato italiano in Inghilterra ! Infatti più di una volta si potè udire : “Basta! Debbo fare leccioney !” Oppure, una volta, infastidito dal collega dell’ora precedente che si attardava in classe, mentre lui era all’uscio che aspettava di entrare, esclamò : “Ho avuto il tempo di fumarey un’intera sigareccia !” E oltre alla cadenza, quando imprecava in tal modo, dalla bocca gli uscivano pure gocce di saliva che piovevano indisturbate sui malcapitati seduti a primo banco.
Oltre a questo, in classe fumava come un turco, e quando qualcuno iniziò a lamentarsi e gli fece notare che il fumo dava fastidio, non disse nulla, ma visibilmente scocciato, sgranò gli occhi e spense la sigaretta… per poi accenderne un’altra subito dopo.
O anche un’altra volta, entrando in classe, irato per chissà quale accadimento, sbattè violentemente la borsa sulla cattedra, e poi disse in modo pacato e dialettale, stavolta senza inflessioni d’oltremanica : “Minchia, si rumpìu a fibbia rà borsa…”
Anche tra i colleghi, non è che fosse proprio una popolarità. Infatti, durante conversazioni su argomenti politici, ad alcuni insegnanti aveva rivelato di avere la tessera del partito Socialista, ad altri aveva detto di avere simpatie per l’allora M.S.I, o ancora aveva messo in guardia un collega novizio, indicandogli, da comunista puro (!), un ragazzo di simpatie fasciste in una classe. Insomma, chissà cosa segnava sulla scheda elettorale quando si recava a votare…
Era rigido, severo, ma la sua poca tolleranza era talmente risibile, che veniva quasi compatito quando assumeva atteggiamenti duri, o quando invece di dedicarsi alla spiegazione di cose inerenti alla sua materia, si metteva a raccontare fatti suoi privati che poco interessavano agli alunni, come ad esempio un giorno che spiegò per un’ora il suo problema di emorroidi, o decantò, invece di fare lezione, il suo piatto preferito : il “brasato al barolo”.
Una cosa, però, lo rese diverso, in positivo, per un certo periodo : il corteggiamento alla professoressa “bona” dell’istituto. Quando nei corridoi, tra una lezione e l’altra, si metteva a seguire la bella insegnante, tubando come un piccione innamorato, era più umano e si rendeva quasi simpatico agli occhi degli alunni, che al 99 per cento, lo detestavano. “Hai capito il professore?”
Poi entrava in classe con i “cuoricini” al posto delle pupille, ed era il momento di approfittarne, per gli alunni, perché in quelle giornate di “corteggiamento” potevano prendere un bel voto, in una interrogazione, parlando non della materia in causa, ma semplicemente del tempo o delle medicine che servono per curare l’influenza. Mariani non se ne accorgeva nemmeno ed elargiva voti positivi.
Morale della favola : il professore sposò la collega, con grande stupore e un pizzico d’invidia dell’intera scuola. Tanti anni dopo, un giorno, si sentì male e lo trovarono a terra presso il Giardino Inglese, colto da infarto. Ma sopravvisse, anche perché a casa aveva una “bona” ragione per non morire…

lunedì 17 dicembre 2012

UNA SERATA TRA SPLENDORE E VERGOGNA... E POI "RIAPRITELI!"

L'ultima passeggiata del 14 Dicembre, "Dallo Splendore alla Vergogna", effettuata in serale, si è svolta in tre sole tappe, brevi e intense, che servivano più che a altro a radunare i componenti del gruppo "Palermo Nascosta-Facebook" per scambiare di presenza gli auguri natalizi. E così è stato. Numerosissimi come ormai è lecito attendersi ad ogni nuovo percorso, i cinquanta e più infreddoliti partecipanti hanno fatto raduno davanti al teatro Massimo (definito lo "Splendore") e da lì si sono spostati in altri due centralissimi e noti luoghi palermitani: i Quattro Canti e poi piazza Pretoria (definita la "Vergogna", per il nomignolo che porta da secoli). Al teatro si è parlato del quartiere di S.Giuliano, che fu letteralmente sventrato per dar vita allo spazio che avrebbe accolto la poderosa costruzione, dei due conventi che c'erano (S.Giuliano e quello delle Stimmate), e delle suore che giocavano a farsi dispetti a suon di campane, per la "gioia" dei cittadini palermitani, che ogni qualvolta venivano disturbati dall'incessante rumore, solevano ripetere: "Sono le suore che si sbattulìano le corna!" 
Anche porta Maqueda fu distrutta (più o meno era all'incrocio di via Maqueda con via Cavour) portando via, con le sue macerie, memorie dei combattimenti tra garibaldini e borbonici del maggio 1860.
Ai Quattro Canti (ma sarebbe più corretto dire a piazza Vigliena), si è discusso della costruzione della ottagonale piazza nei primissimi anni del'600, nonchè della nuova importante arteria stradale, la via Maqueda, che venne a tagliare in due l'antico assetto della città. E anche dei palazzi nobiliari che fanno da contorno a questa importante piazza.
A piazza Pretoria, oltre a ripercorrere la storia del palazzo delle Aquile, della imponente fontana e del suo trasporto in pezzi da assemblare dalla Toscana a Palermo, e delle altre costruzioni attorno, si è narrato un aneddoto del'700, di una festa da ballo finita in semi-rissa, nonchè di aspetti particolari del luogo.
Alla fine del percorso, fatti gli auguri di rito, si è lanciata una iniziativa. Da Gennaio in poi, provare a sensibilizzare le istituzioni comunali e la stampa, per far riaprire e rendere fruibili dai cittadini, luoghi artistici che sono chiusi 364 giorni all'anno. L'iniziativa, che si spera potrà interessare tanta gente, si chiamerà semplicemente "RIAPRITELI!" e sarà caratterizzata da un breve presidio di persone davanti ai portoni dei siti chiusi, per coinvolgere chi vorrà farne parte. I luoghi da far riaprire verranno scelti di volta in volta, grazie anche (se vorrete) alle vostre segnalazioni.
Speriamo bene... Alla prossima
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PS. Come al solito, per le foto del percorso "Dallo Splendore alla Vergogna", vi rimando alla pag.facebook del gruppo

martedì 11 dicembre 2012

UNA PIAZZETTA PER DUE

Lunedì 10 Dicembre, alle ore 16, si è svolta la cerimonia di scopertura della lapide che intitolerà, da ora in poi, un tratto della via Venezia, a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Era una notizia nell'aria già dall'inizio di quest'anno e ieri c'è stata la consacrazione definitiva. Presenti alcuni familiari dei due attori scomparsi, un manipolo di fotografi e giornalisti, nonchè autorità istituzionali e parecchia gente, la piccola cerimonia ha avuto il suo clou nella presenza di Giampiero Ingrassia, attore e figlio di Ciccio, di Maria Letizia e Stefania Benenato, rispettivamente figlia e sorella di Franco Franchi. Per chi non lo sapesse, il vero cognome di Franco era, appunto, Benenato. Sorridenti ed emozionati, i familiari hanno dato la loro testimonianza personale al momento della scopertura della piccola lapide che reca su "Piazzetta Franco Franchi e Ciccio Ingrassia". Per prima ha preso la parola Maria Letizia, dicendo di essere emozionata per l'evento e che Palermo "doveva" dare qualcosa a suo padre, per tutto quello che lui ha dato alla città. Giampiero Ingrassia invece si è soffermato su un aspetto molto bello, proiettandosi nel futuro. "E' bello immaginare - ha detto Ingrassia - che tra 50 o più anni, ci saranno persone che potranno darsi appuntamento a piazzetta Franchi e Ingrassia". 
Simpatica e verace, Stefania (detta sin da piccola "Fana"), sorella di Franco, ha invece narrato alcuni aneddoti dell'infanzia del fratello, che proprio in questo luogo ed altri della città, come piazza Verdi o piazza Politeama, soleva esibirsi per racimolare qualche soldino e così combattere la fame e la miseria del dopoguerra. "Nostro padre - rivela Stefania - non era d'accordo che Franco si esibisse per strada, e più di una volta, al suo ritorno a casa, c'erano delle liti tra loro due. Una volta addirittura Franco, dopo l'ennesimo diverbio con papà, sparì e tornò a casa dopo due o tre giorni. Ma la sua strada era quella". 
Non rinnegando mai le loro umili origini, Franco e Ciccio sono rimasti personaggi semplici anche nei ricordi familiari dei loro parenti. I figli narrano infatti che i loro celebri genitori erano, in casa, dei padri seri e attenti, e nonostante avessero voglia di divertirsi sempre, non facevano mancare rimproveri e un pizzico di severità. D'altronde era giusto così.
Chiudo questo piccolo post in omaggio ai nostri due illustri concittadini, con una piccola nota polemica: chi ha detto che il duo di cabarettisti "Toti e Totino" sono gli eredi di Franco e Ciccio? Con tutto il rispetto, l'unica cosa che li accomuna ai due attori scomparsi è l'altezza, uno più piccolo, l'altro più alto. Per il resto (ma è una mia personalissima considerazione), ritengo che difficilmente ci possano essere in giro degli eredi o presunti tali, ma se proprio li dobbiamo cercare, credo che siano, a dovuta ragione, Ficarra e Picone.

La lapide scoperta
Giampiero Ingrassia e Stefana Benenato, sorella di F.Franchi
L'abbraccio tra G.Ingrassia e M.Letizia Benenato, figlia di Franco
Giampiero Ingrassia e Maria Letizia Benenato, eredi dei due attori




martedì 4 dicembre 2012

UNA CHIESA SOTTO SEQUESTRO

E' proprio di questi giorni la notizia, diffusa dai giornali e dai tg locali, del sequestro, da parte delle autorità municipali, della chiesa di S.Maria della Pinta, conosciuta anche come Madonna dell'Itria. Il sito artistico che ospita, tra gli altri tesori, stucchi del Serpotta, è solo l'ultimo di quei brutti esempi di scempio che stanno violentando i gioielli d'arte palermitana. Abbandonato ai vandali, questo luogo è stato oggetto di furti e danneggiamenti continui. L'anno scorso sembrava che stesse per iniziare un restauro (e le foto di seguito si riferiscono proprio a quel periodo), ma invece tutto cadde nuovamente nell'oblìo. Io stesso notai, passandoci davanti, che c'erano degli operai che vi lavoravano dentro. Stavano rifacendo un impianto elettrico e chiesi di poter entrare a scattare qualche foto. Mi fu concesso.
Credo che si possa notare, dalle successive istantanee, cosa poteva e potrebbe essere questa chiesetta, che si trova a due passi dal monumentale complesso di S.Giovanni degli Eremiti, e alle spalle dell'Oratorio di S.Mercurio.
L'iniziale nucleo della chiesa venne demolito per la costruzione della porta di Castro e si definì l'assetto della piazzetta. Successivamente, nel 1670, la chiesa venne riedificata e battezzata S.Maria della Pinta, per una antichissima chiesa bizantina che era così chiamata e che si trovava nei pressi del palazzo reale. I confranti dell'antica chiesa ebbero l'uso di questa nuova e la chiamarono in tal modo.
Contenente, come si è già detto, stucchi del Serpotta, la chiesetta aveva anche, al suo interno, delle tele del'500. E' inutile continuare a soffermarsi, tuttavia, sugli splendori architettonici barocchi del luogo, dato lo stato in cui versa. Da questo blog, se possibile, denunceremo sempre ciò che non va nei nostri monumenti. Lo abbiamo fatto in passato, lo continueremo a fare...