lunedì 23 dicembre 2013

BUON NATALE E BUON 2014!

Non trovavo modo migliore per augurare a tutti voi che leggete e seguite questo Blog. Le immagini di uno dei tanti presepi che per adesso sono esposti in giro per la città. Per l'esattezza è quello che si può visitare alla sala S.Barbara del chiostro di S.Domenico. 
Un enorme presepe realizzato da Matteo brandi. Andatelo a visitare. Buon Natale e buone feste a tutti! Arrivederci nel 2014...
















martedì 10 dicembre 2013

TRADIZIONI FESTIVE PANORMITE

Ringrazio Federico Ferlito che ha trovato questo divertente articolo sulle tradizioni festive nostrane...
Questa volta non parlerò delle solite storielle panormite, ma di Dicembre, mese di grande fervore devozionale per le feste religiose ma anche  pagàno per come viene da noi vissuto. Per il giorno "rà Maruonna", 8 dicembre, si aprono le danze ed i portafogli e già a Santa Lucia gli occhi cominciano a piangere per le prime perdite al tavolo verde! 
A Natale, per i cristiani palermitani, si respira un’aria tutta particolare. Ricordando i tempi passati, questa festa è contraddistinta da tre momenti : liturgico, ludico e alimentare. Le vie ed i mercati, o almeno quel che ne rimane, si vestono di luci e luminarie, si respira aria di festa e gli addobbi natalizi rivestono l’ arredamento del paesaggio cittadino. La cosa che anticamente più richiamava l’attenzione erano le botteghe di frutta (putìe) sia fresca che secca. A primeggiare erano gli agrumi con i loro colori, sia nostrali che tropicali. Il lungo periodo di festeggiamenti natalizi anticamente aveva inizio con la novena che si snocciolava per nove sere dal 29 novembre al 7del mese successivo, per proseguire poi dal 16 al 24 dicembre. Davanti al presepe, i più anziani e le donne della famiglia recitavano le novene. 
Alcune famiglie, le più agiate, ingaggiano per tali novene “u ciaramiddaru”, che bardato con costumi da pastore, stazionava davanti al presepe e suonava “i ninnareddi”, insomma un concertino da camera, piffero e zampogna. La loro esibizione, sempre dietro pagamento, avveniva pure nei vicoli addobbati a festa e si fermava davanti alle cappellette “parate” con fronde di “mortella” e arance. 
La cena era annaffiata continuamente dal vino, lo sfincione faceva da padrone, poi seguivano “carduna”, ”cacuocciuli”, ”vrucculiddi” sempre in “pastedda” fritti in olio buono. La tradizione continuava con “baccalaru frittu” e alla “ghiotta”, con salsa di pomodoro, capperi, uva sultanina, sedano e olive nere. 
Le famiglie un po’ più abbienti, reputando questo cibo povero, preferivano ingozzarsi inoltre col pesce, orientandosi verso il capitone. A corollario della libagione, si buttava giù “a petrafennula”, o il buccellato (ù cuccidatu), ciambella ripiena di fichi secchi, o "a cubbaita" di mandorle e miele cotto, con la  “giuggiulena” il nome dialettale del sesamo. 
Si poteva gustare “u sangunazzu”, sangue di maiale cotto ed addolcito, condito con uva passa e cioccolato coagulato in budello, una vera leccornia. Non si disprezzavano i “mustazzola”, durissimi dolcetti di zucchero, farina e miele, d’origine romana. Le nostre nonne preparavano le “sfince” ovvero frittelle condite con zucchero e miele, talvolta qualcuna ripiena per scherzo con cotone idrofilo (“mattula”). Dopo il dolce era d’obbligo un bicchierino di marsala o di rosolio fatto in casa. I giochi erano basati per coinvolgere la famiglia. Tutti potevano giocare “a tummula”, per vincere premi in denaro, ma era severamente vietata la “zicchinetta”, gioco reputato altamente azzardoso, quindi da goderselo in ambienti non familiari, evitando contese. Questo il periodo pre-natalizio. Del post parto ne parlerò nel 2014 perché dovrò smaltire gli abusi appena raccontati... 

lunedì 25 novembre 2013

LE VIE DEI TESORI: ORATORIO DEL CARMINELLO E CRIPTA

Continuiamo a ripercorrere insieme i luoghi che era possibile visitare nell'ambito della manifestazione "Le vie dei tesori". Un interessantissimo oratorio barocco è quello del Carminello, in via porta s.Agata, a pochi metri da corso Tukory e dal cuore del mercato di Ballarò, che ospita la chiesa del Carmine Maggiore. Il piccolo oratorio è stato fondato nel 1605 dai padri carmelitani e solo nel 1915 fu concesso alla confraternita di Maria SS. del Rosario. Trionfo di stucchi e puttini, l'oratorio del Carminello fu luogo in cui operò, all'inizio del'700, Procopio Serpotta, parente del grande Giacomo.
Le bianche sculture circondano e avvolgono l'intero complesso di questa chiesetta, gioiellino poco conosciuto del barocco palermitano. Molto interessante è, sull'altare, il quadro della Madonna del Carmelo, che tuttavia è copia ottocentesca di quella originale del'600.
La chiesa è aperta al culto, quindi visitabile di certo anche la domenica mattina.
Non sarà più visitabile però, la cripta che risiede nel suo sotterraneo. Aperta eccezionalmente al pubblico per la sopracitata manifestazione, la cripta (suddivisa in tre livelli) è stata riportata alla luce non tantissimo tempo fa. In essa vi sono tracce evidenti di resti umani appartenuti probabilmente ai frati carmelitani che lì venivano sepolti dopo il solito procedimento di essiccazione e colatura. Resti inquietanti in un'atmosfera sinistra ma affascinante, cosa comune a tutte le cripte esistenti, probabilmente. Peccato il non poterla più visitare a breve, forse anche per preservare lo stato della cripta al meglio. 
Ma questo, si sa, è un discorso meno macabro ma anche meno affascinante.
L'altare
Il contraltare
Elementi barocchi/1
Elementi barocchi/2
Elementi barocchi/3
Elementi barocchi/4
E ora si scende nella cripta
Splendide maioliche del'600 nella cripta
Tra nicchie e loculi
Resti evidenti di ossa umane in un loculo
Ingresso strettissimo all'ossario
Inquietanti resti nell'ossario





 

giovedì 14 novembre 2013

LE VIE DEI TESORI: LA CRIPTA DEI LANZA

Si è conclusa qualche giorno fa l'interessante manifestazione "Le vie dei tesori", che dava occasione di visitare tanti siti artistico-storici della città e che spesso non sono fruibili, nè lo saranno nuovamente a breve scadenza. Uno dei luoghi più suggestivi è la cripta dei Lanza, nella chiesa di S.Mamiliano di via Squarcialupo, un posto dove certamente il tempo si è fermato. Scendere nella cripta significa assaporare per pochi minuti la leggenda e il mistero legati a questa famosa famiglia, che ebbe il suo momento più famoso (ma anche più drammatico o scellerato) nell'episodio dell'assassinio della Baronessa di Carini, una Lanza, uccisa dal padre, don Cesare Lanza, un personaggio potente e controverso del cinquecento palermitano. Il fascino della cripta, pur essendo un luogo di morte, è dato dai suoi elementi artistici e architettonici, nonchè dalla storia dei Lanza, che ha antiche origini (nel 1300 erano  "Lancia", poi il cognome divenne Lanza). Alla cripta si accede da uno spazio alla destra dell'altare maggiore della chiesa, e già lì vi sono dei sarcofaghi molto interessanti. Uno di questi è anonimo e potrebbe contenere nientemeno che le spoglie del Cesare Lanza in persona. Poi si scende giù dopo qualche scalino e la cripta si mostra in tutto il suo fascino tenebroso. Due sono i sarcofaghi che contiene, entrambi ospitano le spoglie mortali di due donne, tra cui Castellana Centelles che fu moglie del famigerato Cesare.
Mi fermo qui perchè non sono nè uno storico nè un esperto d'arte, e vi lascio alle immagini. Le guide della manifestazione erano già abbastanza esperte. Alcune ottime.
Purtroppo, e questo è il rammarico più grande, non sarà impresa semplice rifare le stesse foto, a breve.
Un'occhiata a questa iscrizione prima di entrare nella cripta
Scendiamo nella cripta
Al centro dell'altare un'immagine della Pietà. L'originale è in un'altra cappella della chiesa
Particolare
Elementi barocchi/1
Elementi barocchi/2
Elementi barocchi/3
Il sarcofago di Castellana Centelles/1
Il sarcofago di Castellana Centelles/2
L'altro sarcofago
Inquietante particolare del sarcofago
Lo stemma dei Lanza
Il leone, un simbolo di questa antica casata
La visita è finita: risaliamo
Un anonimo sarcofago nel settore dei Lanza: che sia quello di don Cesare?

mercoledì 30 ottobre 2013

UNA PIAZZA DA RICORDARE PER SEMPRE

Piazza Marina: per chi scrive, nato più o meno in quella zona, è un posto affascinante e ricco di mistero, di storie e leggende. Una grossa fetta di storia e cultura palermitana si è svolta proprio qui. Antichissimo luogo di incontri, di feste popolari e nobiliari, nonchè terribile posto in cui venivano mozzate teste e impiccati malfattori, piazza Marina ha origini molto antiche. Così definita già nel'500 per la vicinanza del mare, la piazza ha da sempre un fascino più o meno occulto agli occhi del visitatore o del turista. I suoi palazzi nobilari (tra cui il palazzo Galletti di Santamarina, il palazzo Notarbartolo e l'imponente Chiaramonte -Steri) fanno da cornice al giardino Garibaldi, che vide la luce verso il 1864, quando furono impiantati i famosi ficus che oggi sembrano veri e propri grattacieli di rami e fronde la cui manutenzione è notevolmente difficile.
E poi la seicentesca fontana del Garraffo, che sorveglia il corso Vittorio Emanuele da quando, circa 150 anni fa, fu qui portata dalla sua antica sede nella omonima piazzetta della Vucciria. E l'Hotel de France, l'Archivio di Stato, le chiese di S.Giovanni dei Napoletani, di s.Maria dei Miracoli, di S.Maria della Catena. Le antiche rotaie del tram, parzialmente visibili tutt'oggi, ci strizzano l'occhio da una Palermo della belle epoquè.
Tanti personaggi storici e non hanno transitato per la piazza. Ricordiamo i vicerè del 1500, la cui sede era a palazzo Chiaramonte, alcuni dei quali defenestrati o coinvolti in sommosse popolari. Poi i terrificanti monaci inquisitori che avevano nello stesso palazzo Chiaramonte la sede sel macabro tribunale e delle carceri tutt'ora dal fascino sinistro. Francesca La Sarda, famosa avvelenatrice del'600 che da un palco posto a un angolo della piazza lanciò una sciagurata maledizione verso il pubblico che assisteva alla sua esecuzione. E poi Joe Petrosino che alloggiò all'Hotel de France e cenò al Caffè Oreto durante il suo breve soggiorno palermitano, trovò la morte davanti all'inferriata del giardino Garibaldi. E tanti altri ancora, come i re borbonici o personaggi d'arte e letteratura. Le giornate del festino, ininterrottamente dal'600 a oggi. Piazza Marina è tutto questo...
Rendo un omaggio fotografico alla piazza che fu e che oggi versa in uno stato discutibile, per tanti problemi legati all'ambiente e all'incuria, soprattutto nostra, come a voler capovolgere tutta la storia che da qui è passata. Ma questa, si sa, è un'altra storia...
Palazzo Chiaramonte-Steri (c'è ancora l'orologio...)
Veduta da palazzo Steri
Fine'800
Giardino Garibaldi di cento anni fa (e oltre)
Fontana del Garraffo e corso Vitt.Emanuele
Primo Novecento
La chiesa della Catena, di fronte alla piazza
Primo Novecento e palazzo dell'ex Caffè Oreto
Antica stampa: il rialzo del terreno col palazzo della Zecca e Hotel de France
Primo Novecento: palazzo della Società di Navigazione