Ci sono tante storie più o meno conosciute, tante vive nei ricordi dei testimoni, altre dimenticate. E' il caso di questo fattaccio accaduto durante gli scioperi del 1960. Ma vediamo cosa portò a quegli eventi : Il 1960 fu un anno importante per l’Italia
imprenditoriale (era il periodo del cosiddetto boom economico), ma anche l’inizio della crisi politica
e sociale del nostro paese. Agli operai, infatti, non era consentito
rivendicare i propri diritti attraverso uno Statuto dei Lavoratori. Dal
1955 al 1960 si susseguirono cinque governi, che destabilizzarono l’Italia
anziché darle equilibrio e forza.Ci furono manifestazioni in tutta Italia, e a Reggio Emilia ci scapparono dei morti negli scontri tra polizia e manifestanti. Ho trovato sul sito internet "Il portale del sud", l'articolo che segue e lo riporto qui di seguito.
Questa
è una piccola informazione "storica" si riferisce alle rivolte operaie
del 1960 che non si svolsero solo a Reggio Emilia ma anche a Palermo. L'8
luglio 1960 a Palermo, il centro è presidiato fin dalle prime ore del
mattino dalla Celere per disturbare lo sciopero generale proclamato
dalla Cgil per i fatti di Reggio Emilia.
Come
riportano le cronache del tempo (vedi il giornale L'Ora) il corteo
operaio viene scortato a vista da uno schieramento di polizia degno
dell'antiterrorismo.
Improvvisamente iniziano le cariche. La celere assale brutalmente la folla del corteo con le loro jeep spinte a velocità.
I
dimostranti si difendono lanciando sassi, bastoni e quant'altro trovano
ma, come nell'Intifada palestinese, certamente non hanno armi tipo
fucili, pistole o mitragliette. In breve la zona tra piazza Verdi e
piazza Politeama si trasforma in un campo di battaglia. Viene eretta una
barricata al centro della strada ma a questo punto i celerini
cominciano a sparare sulla folla.
Il primo a essere colpito è
Giuseppe Malleo di 16 anni che viene raggiunto al torace da una pallottola di moschetto e subito dopo
Andrea Cangitano di 14 anni, ucciso a colpi di mitra e Francesco Vella operaio di 42 anni.
La quarta vittima è
Rosa La Barbera una donna di 53 anni raggiunta da uno dei tanti
colpi sparati all'impazzata dalla polizia mentre si apprestava a
chiudere la finestra di casa.
Altre 36 persone riportano ferite da arma da fuoco, 370 dimostranti vengono fermati e 71 di essi arrestati.
Seguono tre diversi procedimenti penali, il più importante dei quali è quello di Palermo che ha inizio il 16 ottobre 1960.
Dopo
appena 12 giorni di dibattimento (un processo contro uno pseudo
politico in media dura 10-15 anni, giusto il tempo per andare in
prescrizione) tutti i 53 imputati vengono condannati a pene che vanno
fino a 6 anni e 8 mesi di reclusione.
I
celerini che hanno sparato e ucciso non solo non vengono incriminati ma
non vengono neanche chiamati a deporre in aula come testimoni d'accusa.
Una lapide che ricorda l'accaduto è posta in via Maqueda all'angolo con via Celso.
I funerali delle quattro vittime a Palermo |
quando è successo tutto questo avevo appena compiuto 7anni, ma ho sempre ricordato scene di paura con sassi tirati e saracinesche dei negozi abbassate. Ricordo che io e la mia famiglia eravamo sulla vespa di mio padre e ci siamo trovati in una vera guerriglia! Sono ricordi un pò sfumati, tanto che per anni ho pensato fosse stato un sogno!Poi grazie ad internet facendo una ricerca ho visto delle foto di quel giorno a Palermo, che hanno rinnovato i miei ricordi! é sempre la stessa storia! l'ingiustizia subita da chi chiama i suoi sacrosanti diritti e la morte impunita di persone innocenti!!!
RispondiEliminaVolevo aggiungere che la povera signora Rosa La Barbera era la mitica "mastra" di cui parlavano sempre mia madre e la mamma di Graziella Nobile, mia cugina ; andavano da lei a imparare il mestiere di sarta, come tante altre ragazze a quei tempi e anche prima del '60 !!!
RispondiEliminaSi,le nostre mamme(mia e di Pippo Visconti)ci raccontavano della triste fine della cara e simpatica "mastra"Rosa La Barbera";nella sua casa vissero anni di spensieratezza e allegria insieme alle altre apprendiste...
RispondiEliminanon conoscevo questa storia .
RispondiEliminaGiustifico il relatore perchè forse quando i fatti erano avvenuti ancora non era nato, ma oltre la Polizia serva dello Stato ,i Carabinieri furono ancor piu' criminali per non avere tentato di sedare i loro colleghi in divisa . Criminalmente e silenziosamente furono apatici testimoni . Erano loro armati con il 91 a baionetta snodabile che facevano da cordoni laterali in Via Ruggero Settimo,in due file ben compatti , mentre la Celere giocava a tiro a segno al Massimo . Bravo lo Stato maledetto,che ci ha fatto dimenticare questo eccidio relegandone il ricordo applicando una lapide posta fuor di luogo ,dove nessuno si prende di leggere. Lo Stato maledetto lo stesso fece per l'eccidio del 19 ottobre del 1944 , ma stavolta si devono ringraziare i Granatieri di Sardegna,che Dio li violenti e li lasci fra la vita e morte assieme i politici e ai servi dell'America e dei generali voltacabbana italiani . In questo ultimo caso tutto fu soft ,una bella targa ben nascosta ,che non denuncia gli assassini . Vergogna ,vergogna , vergogna .
RispondiEliminaQuesto è un articolo da valutare "eccezionale" ,perchè è una testimonianza viva ,perchè ancora esistono testimoni diretti che tenevano il dito sul grilletto . Ma cose del genere non possono più accadere perchè il sangue siciliano è diventato acqua . Tutto va bene ! La mafia lo Stato l'ha debellata,le casse del Comune traboccano di soldi,la Regione è il paese di Bengodi,le carceri sono una sorta di Hotel des Palmes.Il lavoro è un optional poichè i contanti ce li manda gratuitamente il buon Dio . Ma che vogliamo di più !Vorrei soltanto che tutte le Forze dell'Ordine fossero fedeli al POPOLO ITALIANO E NON AI LADRONI ROMANI.
RispondiEliminaComplimenti all'amico Federico per le sue giustissime considerazioni e mi unisco al suo appello verso le Forze dell'Ordine , sebbene oggi le mentalità sono un pò diverse
RispondiEliminaperchè la cultura civile è aumentata nel popolo .
Vito Zagra
Non conoscevo questo episodio accaduto nella nostra città negli anni 60 che, sebbene più cruento e da guerra civile, mi pare simile a certi accadimenti molto più recenti (come il g8 e il pestaggio alla Diaz, o la storia di Federico Almodrovanti, etc etc.)che gettano parecchie ombre sull'operato delle forze dell'ordine.Sicuramente non si deve fare di tutta l'erba un fascio, ma quanto meno punire i colpevoli per evitare che la storia si ripeta.
RispondiEliminaAntonella C.