di Villabianca:
Appena fissato il giorno della esecuzione l'Avvocato fiscale
(oggi Procuratore del Re) nella G. C. Criminale, o il Capitan
Giustiziere nella Corte Capitaniale, ne dava partecipazione al
nobile Governatore della Compagnia dei Bianchi e gli rimetteva
le chiavi della cella del condannato.
Da quel momento la Compagnia entrava in possesso di lui, e ne
aveva il governo materiale e spirituale.
Per tre giorni i buoni signori si moltiplicavano per assisterlo a ben morire:
e non era in lui desiderio che essi nei limiti della loro facoltà non
si affrettassero a soddisfare .La prima sera che questi entrava in
cappella, a due ore di notte (due ore dopo l'Avemmaria) la campana della
chiesa degli Agonizzanti dava tanti rintocchi quanti erano i rei da
giustiziare; il suono si ripeteva anche la
vigilia: ed a quei rintocchi, a quell'ora, specie nelle sere crude
d'inverno, ogni persona si faceva il segno della croce, e pensava
chi mai potesse essere il disgraziato e per quale delitto condannato.
Questo veniva confessato e comunicato ogni giorno per i 3
rimanenti. Poi il fatale momento giungeva.
Un fabbroferraio si affatica a schiodare i ferri dai piedi dell’afflitto,
come lo chiamano i Bianchi, e si dispone a lasciare il troppo lugubre
albergo, la Vicaria, dove non ritornerà mai più.
Il vasto Piano della Marina è il posto ordinario, ma non unico, del
truce spettacolo. Dalle finestre, dalle terrazze, dai tetti, dai cornicioni
si affacciano, si protendono, penzolano come grappoli di corpi umani
migliaia di persone. I venditori di semi di zucca e di acqua fresca a
grande stento si muovono in mezzo alla calca non cessando dal gridare
a squarciagola la loro merce.
La inferriata del carcere stride sui cardini e si rinchiude subilo alle
spalle d'un lugubre corteo. Un improvviso mormorio generale cresce
un frastuono assordante. Algoziri e ministri di giustizia a cavallo,
con verghe nelle mani, seguono lentamente, misuratamente il regio
stendardo rosso, e precedono la Compagnia dei Bianchi assodante il
reo, legato sopra un carro.
Granatieri con baionetta in canna, o, secondo i tempi, alabardieri e
soldati a cavallo, formano steccato e controsteccato impenetrabile
alla folla sterminata, che pallida, allibita, ma sempre curiosa, non
rinunzia al vecchio spettacolo. Le forche si levan alte in ragione
della gravità del delitto.
Nelle più alte forche, secondo la sentenza, vengono impiccati i grandi
assassini. Come Anna Bonanno, soprannominata la Vecchia di l'acitu,
alle Quattro Cantoniere; o il parrucchiere Giuseppe Mantelletti,
a 19 anni uccisore d'un sacerdote.
L'afflitto ascende la scala del supplizio, e lontano si odono i lenti
rintocchi cella chiesa degli Agonizzanti,
e vicino quelli della campana maggiore della chiesa di S. Francesco
li Chiovari : e tutti, vicini e lontani, invocano la Madonna della Buona
Morte, perchè voglia concedere passaggio all'anima dello
sventurato. Tamburi e trombe rumoreggiano improvvisamente,
incessantemente. Un fremito convulso invade ogni astante : l'umana
giustizia è fatta ! I Bianchi, in ginocchio pregano pel trapassato; il
cappellano ne benedice il cadavere, che, non più come anni addietro,
rimane fino a tarda sera, per una giornata, penzoloni, ma vien presto
rimosso, e se i delitti non esigano altro, trasportato entro una cassa
alla chiesa dei decollati, nel vicolo S. Antoninello lo Sicco, sepoltura
ordinaria dei rei di Stato; intanto che la folla superstiziosa si precipita
verso la forca, affamata d'un brincello della sozza fune, già diventava
prezioso amuleto. Ben altro però ha da fare il carnefice se il giustiziato
è stato un ladrone di campagna. Per questo malvagio non v'è quartiere
d'inverno. L'arbitrio dei giudici tien luogo di legge, sentenziando
caso per caso la esemplarità della punizione. Questo solo è certo :
che per siffatta gente non vi è pietà: e la sicurezza dello Stato esige le
forme anche più disumane di giustizia. La loro impiccagione può aver
luogo in vari punti della città, così dentro come fuori, al Piano del Carmine,
1% quello del Monte, a Porta di Vicari (S. Antonino). il quella di Termini
(Garibaldi), a quella di S. Gioro, fuori Porta Nuova, fuori Port<i Montalto :
siti loro nefande geste e quindi di espiazione. Ma tra tutti hanno triste
preferenza le Quattro Cantoniere.
I diari palermitani hanno pagine orrende di codesti spettacoli : ma chi
scrive quelle pagine rimane impassibile come di cose ordinarie della vita,
delle quali non sia quasi da meravigliare.
Già si sa: chi ha ucciso in campagna, chi ha assassinato in un posto
qualunque, deve esser condotto al supplizio sopra un carro con le mani
legate alla coda della mula. Ma fino alla metà del secolo, peggio :
veniva sopra una tavola trascinato per terra a coda di cavallo.
I suoi avanzi rimanevano pubblico esempio nei luoghi nei quali i suoi
misfatti avevano terrorizzato cittadini e campagniuoli.
Mani e testa, mozzate alla vista del popolo, chiuse entro gabbie di ferro,
venivano attaccate — macabri trofei — agli archi, alle porte della città,
ad un bastione, ad un palazzo, alla porta della Vicaria e financo dentro di
essa sotto gli occhi dei carcerati. Il corpo, se così voleva la sentenza,
squartato e distribuito ai vari paesi che ne reclamavano la triste eredità,
poiché ne avean sofferto le geste feroci. I canceddi, bordonari (mulattieri),
dentro sacchi trasportavano le infami membra, che andavano pendere
da un albero, da un muro in campagna, Gibellina, presso il convento
di S. Spirito in Palermo, e quasi sempre nel famoso Sperone all'Acqua
dei Corsari, ove andavano a compiere la tragedia.
Che tempi!!!!
RispondiEliminaTempi da rinnovare ! Almeno non si pagava la tassa alla SIAE e gli spettacoli erano altamente educativi !
EliminaVi erano occasioni,come nel caso degli eretici "pentiti" in cui prima di essere arrostiti ,dopo l'auto da fè di prassi,venivano riportati alla Vicaria ,ivi strozzati a mani nude o garotati ,indi il corpo inanime riportato nel luogo del supplizio alfine di non soffrire l'effetto dell'asfissia . QUESTA ERA LA VERA PIETA' CRISTIANA !! 3:)
RispondiElimina