[ANEDDOTI] Federico, prezioso collaboratore di questo Blog, aveva scovato tempo fa, spulciando tra i libri di R.La Duca, questo grazioso articolo. Buona lettura a voi tutti...
Nella vecchia Palermo, una volta, non c’era vicolo o cortile nel quale non esistesse una edicola votiva con immagini sacre, sempre illuminata e adorna di fiori.
Tra le edicole sacre palermitane dedicate all’Ecce Homo, quella di via Roma, nei pressi della chiesa parrocchiale di S.Antonio Abate, certamente è la più celebre, forse anche per il detto (di sicuro nato dopo un furto della cassetta delle elemosine) "doppu ca arrubaru, all’ecce homo ci misiru a grata", per significare assoluta mancanza di cautela in tempo utile. Altrettanto famosa era l'edicola dell’Ecce Homo di via dei Biscottai.
Quella di via Roma si trovava originariamente nei pressi di una taverna frequentata da alcuni venditori di pesce nel rione Conceria. Erano questi, molto spesso, poco onesti nel pesare la loro merce, e per fare ammenda dei loro peccati, avevano fatto costruire nei pressi della taverna stessa un’edicola dove il simulacro di Cristo era adornato con corona di spine d’argento dorato e manto rosso di stoffa molto pregiata. Non mancavano poi ex-voto e fiori sempre freschi, più o meno abbondanti, in proporzione diretta alle frodi sulle pesate. L’Ecce Homo della Conceria scomparve con il risanamento di quell’antico quartiere avvenuto tra il 1929 e il 1932, per poi riapparire, molto probabilmente, in via Roma...
L’altra si trovava lungo via dei Biscottai, nel rione dell’Albergheria, ma non era ricco come quello della Conceria: le spine erano autentiche e non d’argento, il manto scolorito e sgualcito, la barba di stoppa. Un aspetto veramente desolante, tant'è vero che veniva messo come termine di paragone per rifarsi a persona smunta o comunque malmessa, e soleva dirsi "pari l’Ecce Homo di li viscuttara". Sotto la nicchia vi era una cassetta in legno per le elemosine dei fedeli, con le quali una devota vicina acquistava di tanto in tanto qualche lumino di cera.
Questo Ecce Homo, ancora esistente, è legato ad un gustoso episodio che, vero o falso che sia, veniva riferito degli abitanti della zona. Una sera, un passante, un po’ alticcio e quindi malfermo sulle gambe, si avvicinò al simulacro di Cristo e con lingua impastata, disse: "Tuo fratello della Conceria è così ben vestito e tu, invece...guarda un po’ come ti sei ridotto ! Vergogna ! Ma come hai fatto ? – ed aggiunse- Però mi fai pena e voglio farti l’elemosina..."
Ma poiché barcollava e non riusciva a trovare la fessura della cassetta, la moneta cadde a terra. L’ubriaco, ritenendo che ciò equivalesse ad uno sdegnoso rifiuto, non potè fare a meno di esclamare: "Poviru e superbu !" Ma un ragazzino che presenziava alla scena, emise una di quelle pernacchie che mozzano il fiato anche ai più incalliti oratori, e l’ubriaco, rintronato da quel "suono", e ritenendo che provenisse dal simulacro dell’Ecce Homo, adirato, ripetè : "Poviru, superbu, e... puru vastasu !"
Piccole storie della vecchia Palermo, quando la gente sapeva ancora sorridere, anche a costo di attribuire, senza irriverenza alcuna, una ipotetica pernacchia all'immagine di Nostro Signore Gesù Cristo...
Nella vecchia Palermo, una volta, non c’era vicolo o cortile nel quale non esistesse una edicola votiva con immagini sacre, sempre illuminata e adorna di fiori.
Tra le edicole sacre palermitane dedicate all’Ecce Homo, quella di via Roma, nei pressi della chiesa parrocchiale di S.Antonio Abate, certamente è la più celebre, forse anche per il detto (di sicuro nato dopo un furto della cassetta delle elemosine) "doppu ca arrubaru, all’ecce homo ci misiru a grata", per significare assoluta mancanza di cautela in tempo utile. Altrettanto famosa era l'edicola dell’Ecce Homo di via dei Biscottai.
L'Ecce Homo di S.Antonio in via Roma |
Quella di via Roma si trovava originariamente nei pressi di una taverna frequentata da alcuni venditori di pesce nel rione Conceria. Erano questi, molto spesso, poco onesti nel pesare la loro merce, e per fare ammenda dei loro peccati, avevano fatto costruire nei pressi della taverna stessa un’edicola dove il simulacro di Cristo era adornato con corona di spine d’argento dorato e manto rosso di stoffa molto pregiata. Non mancavano poi ex-voto e fiori sempre freschi, più o meno abbondanti, in proporzione diretta alle frodi sulle pesate. L’Ecce Homo della Conceria scomparve con il risanamento di quell’antico quartiere avvenuto tra il 1929 e il 1932, per poi riapparire, molto probabilmente, in via Roma...
L’altra si trovava lungo via dei Biscottai, nel rione dell’Albergheria, ma non era ricco come quello della Conceria: le spine erano autentiche e non d’argento, il manto scolorito e sgualcito, la barba di stoppa. Un aspetto veramente desolante, tant'è vero che veniva messo come termine di paragone per rifarsi a persona smunta o comunque malmessa, e soleva dirsi "pari l’Ecce Homo di li viscuttara". Sotto la nicchia vi era una cassetta in legno per le elemosine dei fedeli, con le quali una devota vicina acquistava di tanto in tanto qualche lumino di cera.
Questo Ecce Homo, ancora esistente, è legato ad un gustoso episodio che, vero o falso che sia, veniva riferito degli abitanti della zona. Una sera, un passante, un po’ alticcio e quindi malfermo sulle gambe, si avvicinò al simulacro di Cristo e con lingua impastata, disse: "Tuo fratello della Conceria è così ben vestito e tu, invece...guarda un po’ come ti sei ridotto ! Vergogna ! Ma come hai fatto ? – ed aggiunse- Però mi fai pena e voglio farti l’elemosina..."
Ma poiché barcollava e non riusciva a trovare la fessura della cassetta, la moneta cadde a terra. L’ubriaco, ritenendo che ciò equivalesse ad uno sdegnoso rifiuto, non potè fare a meno di esclamare: "Poviru e superbu !" Ma un ragazzino che presenziava alla scena, emise una di quelle pernacchie che mozzano il fiato anche ai più incalliti oratori, e l’ubriaco, rintronato da quel "suono", e ritenendo che provenisse dal simulacro dell’Ecce Homo, adirato, ripetè : "Poviru, superbu, e... puru vastasu !"
Piccole storie della vecchia Palermo, quando la gente sapeva ancora sorridere, anche a costo di attribuire, senza irriverenza alcuna, una ipotetica pernacchia all'immagine di Nostro Signore Gesù Cristo...
L'Ecce Homo di via Biscottari |
Ah! Ah! Ah! Ah ! divertentissima .Io invece ne conosco una (pure esilarante ) sulle catacombe dei cappuccini.
RispondiEliminaCarmelo ed Ina, grazie per il Vostro gradito intervento,noi e tutto il gruppo cerchiamodi coivolgere amici come Voi . Mandate qualcosa di scritto e lo pubblicheremo nel blog ,potete mandare il tutto a me o a Fabio,potrà essere pubblicato anche con pseudonimo ,se volete !!
Eliminaappunto come debbo fare per mandare qualcosa ? cioè quale procedimento devo fare ?
EliminaPotete mandarlo alla mail del blog (che trovate segnata in azzurro sotto il titolo Palermo Nascosta). Grazie per l'interesse
EliminaDeliziosa descrizione che racconta quanta ingenuità poteva esserci in epoche passate. L'igenuità di qualcuno che, anche se brillo, riesce a credere che una statuetta può interagire con lui addirittura in modo come dire...colorito.
RispondiEliminaIrriverenza mista ad ignoranza che appartiene ad altra epoca,ma che risuona speciale nella sua ingenuità.Era un appuntamento fisso,quando andavo alla Vucciria,fare una visitina all'Ecce Homo di via Roma.Mio padre con tanta devozione donava sempre qualche spicciolo e baciava diverse volte l'urna.Io mi commuovevo a guardare Gesù insanguinato...altri tempi!!!
RispondiElimina... a proposito di edicole votive, sentite questo commento critico di due amici che a seguito di una grande sbronzatura finisco nell'Ospedale e vedendo una immagine di Gesù appesa , esclamanò : cumpà il figlio quì in ospedale, la madre nei vicoli, il padre nella taverna, ma che famiglia scumminata !
RispondiEliminaV.Z.
Graziosissimo e gustoso aneddoto che miscela amabilmente le sfaccettature ironico popolari tipiche dei panormiti "veraci".
RispondiEliminaBravissimo Federico sei un eccezionale ricercatore di chicche,spremi le meningi e ricercane degli altri, fanne un libro,sono certa che avrà fortuna dato che l'articolo si legge tutto di un fiato non dando spazio alla noia !!!
Carissima , ti ringrazio per tutti graditi e calorosi complimenti, ma ti devo confessare di essere un dilettante allo sbaraglio che tenta di fare il meglio per l'affetto che mi lega al Gruppo ed al Blog !!
EliminaPerò ti voglio correggere in merito ad un mio possibile libro .Forse tu non hai letto i miei precedenti articoli gia' pubblicati nel Blog,penso perche' accettata da poco nel Gruppo.Infatti ti rammento che buona parte dei miei articoli assieme a quelli di Fabio ed altri amici sono stati valutati dall'editore Flaccovio che con magistrale spirito organizzativo del nostro gestore del Gruppo,hanno prodotto la versione cartacea ,che sarà presentata al pubblico proprio domani ,giorno 21 alle ore 20,00,presso la Libreria MODUSViVENDI . Sara' gradita la tua partecipazione all'evento.
L'Ecce Homo di S. Antonio Abate è proprio quello che si trovava alla Conceria presso la chiesa parrocchiale di S. Margherita. Poichè godeva di grandissima devozione si ritenne opportuno trasferirlo presso la parrocchia di S.Antonio Abate.
RispondiEliminaGrazie Giacomo Cangialosi,sempre piu' preciso ed analitico ,il tuo commento è immancabile !!
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