[STORIE] Federico Ferlito, prezioso collaboratore e consigliere di questo blog, ci apre le porte dei ricordi della sua famiglia, raccontandoci avvenimenti di 150 anni fa. Lo ringrazio come sempre per la disponibilità e la cortesia, e vi invito a leggere ciò che segue e che lui ha scritto in prima persona...
La famiglia D'Angelo-Rabboni abitava nell'800 in vicolo Granato I° e II°, nel palazzo padronale attiguo al Ritiro di S.Pietro, presso la chiesa di S.Francesco Saverio, all'Albergheria. L'edificio era passato alla famiglia per diritto d'eredità dai baroni Bottino di Comiso. Il palazzo, tipica costruzione settecentesca, era costituito da due piani signorili e uno per la servitù, e fino al 1932 c'era la scuderia con cavallo e landeau, e un giardino di melograni dove si trovavano le tombe del Ritiro di S.Pietro. Questo terreno fu acquisito illegalmente dalla famiglia dopo lo sconvolgimento causato dal terremoto dell'1 Settembre 1726. Raccontava mio nonno che raschiando la terra, emergevano le lastre di ardesia delle tombe. Le monache del convento adiacente, antiche proprietarie del giardino, tentarono una causa per riprenderselo, ma la persero perchè a quei tempi comandavano i nobili ! Fatica inutile... Mio nonno e mia madre narravano che spesso in quel giardino si trovavano coltelli insanguinati, forse gettati da gente che li "usava" e che confidava nel fatto che quella non era famiglia che andava a raccontare certe cose ai "birri"...
Nel 1889 tutto il patrimonio passò a Grazia D'Angelo, sposata con Federico Rabboni (d'origine ebraica-Rabbin). Questa ebbe 2 figli, Ignazio, medico psichiatra, benvoluto nel quartiere perchè curava tutti senza distinzioni, e Teresa, la mia bisnonna (sposata Lo Casto), che ebbe 3 figli, Francesco, Elisabetta e Federico (mio nonno, appunto). Grazia, dalla descrizione a me arrivata di chi la conobbe in età avanzata (intorno al 1917), era alta più della media, capelli bianchi, occhi azzurri, generalmente vestita di chiaro, ed avente, pare, delle doti medianiche niente male (in quel palazzo si era suicidata per impiccagione, una zia di Grazia)...
La sua famiglia, nel 1860 (lei era ventenne), era aristocratica e filo-borbonica, tanto che lei, scontenta dell'amministrazione savoiarda, ripeteva sempre : "Quannu o Carmineddu c'erano i Napulitani, ri funtani culava oro e tuttu iva pù so versu !"
Fin dall'Aprile 1860, la sua famiglia capì che le cose volgevano al peggio, pertanto aveva provveduto in anticipo, a fare scorte di generi alimentari di prima necessità, di combustibili, di olio, e perfino d'acqua, avendo riempito le vasche da bagno e bevendola dopo bollitura... Per ordine dei familiari, la servitù aveva smantellato i cosiddetti "canali" dai tetti, pronti per essere lanciati contro possibili assalitori. Durante le giornate degli scontri in città, tenevano l'olio preriscaldato per gettarlo all'occorrenza addosso a presenze inopportune ! Anche bottiglie piene di petrolio per lumi, con miccie di cotone intrise di cera e polvere pirica, o coltelli a stocco recuperati dal famoso giardino... C'erano anche armi, tra cui pistole da viaggio ad avancarica, una pistola a tamburo da cavalleria francese (con pallottole ad ago e proiettili di piombo con punta a croce, devastanti per chi ne fosse stato colpito), una sciabola da ussaro a mezzaluna, ed altre armi che poi furono disperse tra i discendenti familiari...
L'Albergheria nel 1860 ( Foto G.Le Gray) |
Passata la baraonda di quei giorni, Grazia si traferì per un certo periodo in una villa in zona via Perpignano, per sfuggire alla paura dell'epidemia di colera del 1866...
Tanti anni dopo, nel periodo della Grande Guerra, assieme alla figlia Teresa, riesumò le sue famose doti medianiche per evocare con una seduta spiritica le anime degli antenati ed avere notizie del nipote Federico, dato per disperso e del quale non si avevano più notizie (possiedo ancora il tavolino a tre piedi usato per l'occasione)... La seduta non ebbe un effetto istantaneo, ma dopo poco tempo all'ignaro zio Francesco apparve in casa una figura alta, con capelli lunghi e chiari. La reazione dello zio fu : "Nonna, per favore ti puoi spostare ?" Ma la figura non si spostò e Francesco gli scagliò contro un bollitore per siringhe, pensando fosse entrato un ladro in casa... Grazia capì subito che quella figura era l'antico antenato don Jacopo Bottino che forse portava notizie... Dopo breve tempo il postino consegnò una lettera del Regio Esercito in cui si leggeva che il disperso Federico era vivo, ma un pò malconcio...
Le due donne andarono a confessarsi per aver disturbato le anime di defunti in pena, ma il parroco non diede loro alcuna assoluzione, e le accompagnò in Curia, dove il Cardinale, ravvisato il pentimento, elargì loro dispense e perdono...
Cosa resta oggi di questo singolare personaggio ? Un antico quadro, datato 1861, in seta e con le sue iniziali, la G e la D, ricamate in pagliuzze d'oro, usanza di un'epoca che appare remota, ma che invece grazie a testimonianze indirette come questa, è più viva che mai. Come già detto in altri post, sono questi i tesori da custodire e tramandare. E non finisce qui...
Il quadro del 1861 con le iniziali di Grazia D'Angelo |
Aggiungo solo che ci sarebbe da farne un film... Grazie, Federico !
RispondiEliminaIo, devo ringraziare mio nonno e mia madre,che mi hanno raccontato questa storia di famiglia ed altre molto interessanti ed intriganti .
RispondiEliminaDevo,ringraziare Fab,che mi ha dato fiducia,non valutandomi pazzo fantasioso,fin dalla prima stesura dell'articolo .
Grazie sempre !!!! Federico
Qualcuno oggi mi ha chiesto cosa siano le "testimonianze indirette". L'esempio è dato proprio da questo post : Federico ha conosciuto una persona (suo nonno) che ha conosciuto la Grazia D'Angelo protagonista del racconto di cui sopra. C'è quindi un legame umano tra Grazia e l'amico Federico rappresentato dal nonno che li ha conosciuti tutti e due. Questa è la testimonianza non diretta che può accomunare persone vissute a distanza di 150 anni e che mai potrebbero incontrarsi...
RispondiEliminaGrazie Fabio che dai la possibilità di portare alla luce aneddoti come questo che rendono noti fatti che fanno la storia della nostra amata Palermo.
RispondiEliminae dire che abitavo a pochi passi dal rito s pietro enon conoscevo questa bella storia! Grazie!
RispondiEliminaGrazie a voi che leggete e (spero) apprezzate questo blog... Ben vengano le testimonianze come quelle di Federico... Per chi volesse raccontare storie palermitane inerenti ai ricordi delle proprie famiglie o quant'altro, non esiti a contattarmi. Mi trovate anche su Facebook, sono Fabio Ceraulo...
RispondiEliminaQuesta storia è na viera maravigghia! Aneddoti e storie come questa sono la memoria e l'anima di Palermo. Questo blog, che non conoscevo finora, è semplicemente fantastico. E' un vero patrimonio immateriale, molto prezioso, per Palermo e per noi tutti! Testi e foto sono notevoli. Grazie a Federico per questa storia e grazie infinite a Fabio per questa raccolta di memorie e per questo blog. Chris
RispondiEliminaE grazie anche a chi,come Chris,ci onora della sua lettura...
RispondiEliminaHo chiuso per un attimo gli occhi e ho immaginato tutte le varie situazioni descritte in questo post.Bellissimo,ma più che un film ci sarebbe da farne un documentario con tanto di sopralluogo nei posti dove si sono svolte le cose narrate.Non aggiungo altro se non complimenti al narratore e all'ideatore del blog!
RispondiEliminaHo conosciuto un discendente della famiglia Rabboni,mio ex compagno di scuola, mi spiegava che la famiglia si trasferi' in un altro loro palazzo,gia' appartenuto alla famiglia Beccadelli da Bologna,dove ancora si ammira il blasone,che un suo zio fece riapplicare,dopo il danneggiamento causato dal bombardamento,
RispondiEliminadell'attiguo palazzo Ugo delle Favare,nel 1943 !
Questo ex compagno,era anche lui a conoscenza della storia di cui é titolo,perche'imparentato con Federico,ha colto l'occasione di comfermarla dopo la lettura
dell'argomento,fatta assieme .
Lui,non l'aveva mai raccontata nel timore di essere preso per folle !!!
E' restato stupito quando quel "pazzo" di suo cugino Federico ha avuto il fegato di divulgarla .
Poi ha aggiunto che il suo lontano congiunto é comunque un "buon squilibrato e bisogna quindi perdonalo"
Un saluto a Federico anche da parte di suo cugino(molto piu' riservato di lui)!!!
Saluti a Fabio ,con la raccomandazione di tenere a bada quel bandito di Federico !!
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EliminaBuonasera signor Egidio Corsetti vorrei sapere per favore chi è questo suo amico discendente del Raboni perché anch'io sono una discendente e mi piacerebbe avere anche altre notizie sulla famiglia la ringrazio se avrà la cortesia di rispondere
EliminaOk Egidio, terrò conto delle tue "raccomandazioni" riguardo Federico... E' un bandito, ma gentiluomo... Ricambio i saluti e ringrazio per l'interesse che dimostri verso questo blog... Spero di leggere ancora tuoi commenti, sempre attenti e apprezzabili... Ciao !
RispondiEliminaun'altra storia interessante.......grazie...
RispondiEliminaAl castello di carini, l'impronta della mano di sangue non si può cancellare o meglio se si cancella rispunta................. Così è secondo alcuni .......
RispondiEliminaLe stesse persone dicono che hanno provato a scattare una foto alla parete e non si scattava, finito il flasch se n'è andata la luce!
come si dice a palermo " cu ci capisci è bravo "
Grazie Fede per questi contributi di storia sicula
ke meraviglia facciamone un libro di tutti questi racconti.....grazie, sono nel gruppo solo da oggi ma gia entusiasta.........braviiiiiiiiiiiiii
RispondiEliminaCarissimo amico o amica ,quando ha scritto queste poche righe ancora non si pensava ad un libro ! io non credevo che i miei racconti fossero degni di essere inclusi fra quelli al pari belli di Fabio ! Ma lui ci ha fatto contenti,con grande impegno vi è riuscito .
EliminaEvviva a "PALERMO NASCOSTA" ed a tutti coloro che ci seguono con grande interesse !!!
ke meraviglia grazie fede , leggere i tuoi aricoli è veramente un piacere.....e ma ke ne pensi di farne un libro, anzi scrivilo proprio un libro..........grande fede, veramente, nn ho parole
RispondiEliminaAntonella ,ti ringrazio per le espressioni calde e sincere trasmesse col tuo gradito intervento. Sarebbe bello scrivere un libro, ma a causa di un carattere incostante quasi volubile mi riesce difficoltoso . Infatti ,mi viene facile scrivere a spot e su argomenti tra i piu' vari dedicati al mio personale egoistico godimento e quello di pochi altri come te che vogliono vivere e condividere le mie stesse emozioni !
EliminaDetto e fatto ,Antonella come per incanto il libro è uscito fuori !!!
EliminaGrazie a Fabio col suo incessante e preciso lavoro di ricerca e coordinamento !
bellissimo racconto e ricordi ed emozioni che non avranno mai fine nel tempo...grazie federico!!!
RispondiEliminaSono delle storie che nella mia famiglia ci siamo tramandate ! Ho colto l'occasione a mezzo del blog di esternare quanto tenuto segreto per tutto questo tempo !
EliminaE' una preziosa testimonianza quasi gattopardiana . Se il Tomasi l'avesse conosciuta,l'avrebbe inclusa nel proprio romanzo !!!
RispondiEliminaSplendida documentazione fa' rivivere fasti e tribulazioni d'epoca !!!!
Grazie a questo articolo ho potuto incontrare miei cugini ,a me sconosciuti, discendenti dei D'Angelo Rabboni !! Una bella esperienza che ha arricchito il bagaglio di famiglia . Ringrazio questa pagina che me ne ha dato la possibilità .
RispondiEliminaAnche io sono tua cugina e sto cercando di mettermi in contatto con te,sono la nipote di Francesco figlia di Maria Teresa vorrei sapere di più della nostra famiglia
EliminaCiao Anna,si tu sei mia cugina,ovvero figlia di Teresuccia e di Carlo Campanella,nonché nipote diretta di Ninni Lo Casto il cugino parigino ,grande schermitore e pianista ! Contattiamoci a mezzo FB
EliminaFefè. rimpiango di più di non aver vissuto quei tempi, e ti ringrazio per la bella storia.
RispondiEliminaMi sono divertita moltissimo a leggere questo racconto,mi ha ricordato tempi in cui storie di genere fantasmatico giravano più di frequente nelle famiglie di una volta . Forse si era più disposti a credere ed era quasi bello avere un pò di paura a girare la sera nei corridoi bui di antiche case ,temendo o quasi desiderando di veder comparire qualche presenza!Noi abitavamo in una casa contigua internamente a quella di mia nonna.Ogni sera mi veniva imposto di andarle a dare la buonanotte e mi facevo una, per me,lunga fila di stanze di passaggio di corsa e con il cuore in gola!Emilia Corsini
RispondiEliminaciao Federico sono tua cugina Anna Campanella,io ti ho chiesto l'amicizia su FB ma non mi hai risposto sono Santina Santini,mamma ti vuole parlare,ma nell'elenco non esce il tuo numero,vorremmo sapere tutte le storie che sai sulla nostra famiglia,chiamala tu
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