[STORIE] 1942 : Mentre Palermo inizia a essere tormentata dai bombardamenti, la piccola Concetta, che ha circa 7 anni, abita ancora coi suoi genitori nei pressi di corso Vittorio Emanuele, in zona Vucciria. Ancora, ma per poco : a causa delle bombe la sua famiglia ingrosserà le file degli "sfollati" e si trasferirà in un paesino nei pressi di Palermo (Misilmeri) fino alla fine del conflitto.
Ogni tanto le capita, mentre gioca nel balcone di casa con le sue bamboline, di osservare quei soldatacci che parlano una strana lingua, per lei incomprensibile, e quando li vede per strada, così da vicino, si nasconde dietro la mamma o il papà.
Una sera, una delle tante di quel periodo, suona l'allarme che significa: tutti ai ricoveri che stanno per bombardare! Tra i genitori che cercano in fretta e furia di vestire lei e i suoi fratellini, si crea il panico totale: Mimmo ha il sonno molto pesante, e mentre viene vestito da sua mamma, si rispoglia suscitando l'ira materna in un momento così drammatico.
Dopo momenti lunghissimi di panico e tremarella, ci si riversa per strada, magari con calzini di colore diverso, o maglie indossate al contrario, e annaspando nel buio pesto dovuto all'oscuramento, si cerca di trovare la via più breve per raggiungere il rifugio di piazza Borsa. Ma con tale oscurità non è facile né scendere le ripidissime scale di quel palazzo antico, né trovare la strada giusta. Infatti la corsa frenetica al buio, tutti mano nella mano, con le gambe che tremano per la paura, può essere pericolosa: la mamma di Concetta, una notte, vola letteralmente dalle scale con uno dei fratellini in braccio (Rosario); la nonna Sarina, capostipite familiare, un'altra volta, per strada, in preda al panico, non si accorge di una saracinesca contro cui va quasi a frantumarsi la faccia. E poi, urtare gente sconosciuta, inciampare continuamente, bambini a cui scappa la pipì o adulti che invece se la fanno sotto.
Dopo momenti lunghissimi di panico e tremarella, ci si riversa per strada, magari con calzini di colore diverso, o maglie indossate al contrario, e annaspando nel buio pesto dovuto all'oscuramento, si cerca di trovare la via più breve per raggiungere il rifugio di piazza Borsa. Ma con tale oscurità non è facile né scendere le ripidissime scale di quel palazzo antico, né trovare la strada giusta. Infatti la corsa frenetica al buio, tutti mano nella mano, con le gambe che tremano per la paura, può essere pericolosa: la mamma di Concetta, una notte, vola letteralmente dalle scale con uno dei fratellini in braccio (Rosario); la nonna Sarina, capostipite familiare, un'altra volta, per strada, in preda al panico, non si accorge di una saracinesca contro cui va quasi a frantumarsi la faccia. E poi, urtare gente sconosciuta, inciampare continuamente, bambini a cui scappa la pipì o adulti che invece se la fanno sotto.
Ma c'era poco da fare in quei momenti.
Una notte, dopo che è suonato il cessato allarme e la famiglia di Concetta sta rientrando a casa, di ritorno dal ricovero, il suo papà inciampa su qualcosa nel portone. Ci sono degli uomini coricati per terra che non consentono il passaggio. Dall'odore che si avverte nell'aria, ci si rende conto che si tratta di ubriachi, ma non di ubriachi qualsiasi: sono dei soldati tedeschi, che una volta affogati i loro pensieri nel vino, si sono accovacciati per la notte proprio davanti al portone di casa di Concetta. E' suo papà che deve provare a spostarli per passare, ma l'impresa è quanto mai ardua. I soldati, che per la sbornia riescono a stento a muoversi, bofonchiano qualcosa in tedesco e si riaddormentano. A questo punto si prova a sollevarli quasi di peso e spingerli fuori per permettere alla famiglia di passare e rientrare a casa. La scena dura un bel po', quando improvvisamente la voce si fa più grossa e uno dei soldati, infastiditosi, prende a pugni, da terra, le gambe del papà di Concetta, mentre le donne, sua moglie Francesca e soprattutto la nonna Sarina, che ha fama di "scantulina", non riescono a far altro che improvvisare un "rosario" con tanto di coroncina in mano.
E fra improperi in tedesco, parolacce in siciliano con sottofondo di Ave Maria e Padre Nostro vari, per fortuna, dopo sforzi colossali, i tedeschi si spostano, pur rimanendo accasciati lì a pochi metri, e Concetta può introdursi nel portone con mamma, papà, fratellini e nonna pietrificata dalla paura, ma soddisfatta perché il suo rosario è servito a qualcosa.
E fra improperi in tedesco, parolacce in siciliano con sottofondo di Ave Maria e Padre Nostro vari, per fortuna, dopo sforzi colossali, i tedeschi si spostano, pur rimanendo accasciati lì a pochi metri, e Concetta può introdursi nel portone con mamma, papà, fratellini e nonna pietrificata dalla paura, ma soddisfatta perché il suo rosario è servito a qualcosa.
E sull'Amen conclusivo, finalmente si rientra a casa.
Da quella notte di panico Concetta prova avversione per i tedeschi, non importa se la guerra è finita e sono passati ormai più di 60 anni: per lei non è cambiato nulla e i suoi ricordi di bambina la tormentano fino a oggi perché spesso ripete: "Brutta cosa la guerra, ma ancora più brutti i tedeschi".
La guerra genera odio anche negli innocenti. Come abbiamo visto di recente. Abbracci, Fabio.
RispondiEliminaMagnifica storiella,che evoca film in bianco e nero tipo "Roma città aperta" con Anna Magnani.Fai bene a tirare fuori questi episodi di vita vissuta,sono e saranno sempre la nostra memoria e servono a far capire a chi non li ha vissuti,quei tragici giorni.E poi la foto dei bimbi è semplicemente tenera e commovente,una immagine d'altri tempi.Complimenti di cuore -ANDREA-
RispondiEliminadirò sempre no alla guerra...fate l'amore non la guerra...
RispondiEliminaGrazie Giacomo e grazie Andrea... Entrambi dite cose sacrosante...
RispondiEliminaCiao Fabio,buon inizio settimana,penso che hai cominciato benissimo,ho visto che sei partito in tromba!
RispondiEliminaGia' ho letto due volte con interesse l'articolo,veramente molto bello !!
Non lo definirei una STORIELLA MAGNIFICA ma una "STORIA PESANTE" !!!
L'avrei definita STORIELLA,se i tizi ubriachi non fossero stati dei tedeschi,perche' questi anche se ubriachi, avevano il grilletto facile e perquanto nostri alleati non disdegnavano mettere piglio alla violenza anche contro degli indifesi !
Forse, se fossero stati un po' piu' desti , sentendosi toccati,avrebbero potuto organizzare una retata, trasformando il fattarello in una brutta tragedia !
Nella migliore delle ipotesi da risolvere presso il loro Comando ......
E poi sarebbero stati cavoli amari .....
Ciao Federico
Amo Palermo. E' la mia città. E' la città dei miei avi. Non so nenache da quante geenrazioni sono palermitana. Leggere questi rcconti mi fa rivivere una palermo che è dentro di me, che mi appartiene nei geni. Grazie.
RispondiEliminaCiao Fabio, bellissima storia, ancor più bella perché "familiare". Anche mio padre ha qualche ricordo di guerra (molto sbiadito, perché all'epoca aveva solo 3 anni) ed ogni tanto mi racconta.
RispondiEliminaAnyway, non voglio risultare provocatoria, ma la guerra è brutta sempre e ovunque, qualsiasi popolo metta contro. Quando si è in guerra sono tutti cattivi. Questo lo dico perché i tedeschi mi fanno una gran simpatia nonostante tutto, e non mi è mai piaciuta la facilità con cui si "etichetta" un intero popolo a causa della sua storia. Ovviamente questo lo dico a margine, e poco c'entra con la storia di tua mamma che è vera ed affascinante.
Ciao Giovanna, grazie del commento,sono d'accordo con te che non è bello etichettare nessuno per la sua storia... In ogni caso ritengo che nelle situazioni bisogna esserci per poter giudicare, e noi ovviamente non potevamo perchè siamo più giovani. Ma è una questione di corsi e ricorsi storici, che a parte tanti italiani che non hanno bei ricordi dei tedeschi, ti potrei citare gli algerini che per lo stesso motivo odiano i francesi, o gli stessi somali o etìopi che odiano gli italiani... Sono stati momenti drammatici per chi c'era, soprattutto, credo, se vissuti con gli occhi innocenti (nel caso di mia madre) di una bambina di 7 anni... Grazie ancora.
RispondiEliminaRacconto stupefacente ma nello stesso amaro....eh già brutta cosa è la guerra....complimenti per i tuoi racconti fab li rendi affascinanti e li regali a noi lettori come veri e puri sogni che viviamo leggendo.....bravo!
RispondiEliminaMi associo ai complimenti e rifacendomi ad uno dei commenti sopra,dico che pure a me questa storia tenera e se vogliamo tragicomica,può ricordare uno dei tanti film su questo argomento.Ottima narrazione, hai descritto molto bene tutto quanto e sembra di rivivere quei momenti solo scorrendo queste righe.Complimenti davvero!Bravissimo!
RispondiEliminaA parte le condivisibili riflessioni sulla guerra, posso aggiungere che secondo me la nonna sarina doveva essere veramente un personaggio!
RispondiEliminamg
storia a lieto fine ma pur sempre tragica... in queste circostanze i bambini sono quelli più colpiti, grazie per averla condivisa con noi.
RispondiEliminarosalia
Con questo post mi hai veramente commosso! Sentiti complimenti! Continua così!
RispondiEliminaTuo cugino Fabrizio
Devo ammettere,che i kameraden tedeschi non abbiano lasciato un buon ricordo sia in Italia che nei paesi occupati,pero' non bisogna fare di tutta l'erba un fascio e dipingere sempre di nero il diavolo .
RispondiEliminaPosso solo raccontare,un aneddoto positivo ,avvenuto in famglia :
Mio nonno,durante il periodo di guerra,stiede male,soffrendo di malesseri indefinibili,tanto
la nostra medicina non riusciva a diagnosticare quindi dare una cura adeguato per il malanno!
Peregrino'fra ospedali e sanatori,ma inutilmente
Lo aiuto'positivamente ,un tedesco,capitano medico,conosciuto casualmente .
Gli diagnostico' una amebiasi,curandolo ed addirittura fornedogli medicinali tedeschi.
Mio nonno guarì perfettamente restando tanto grato a quel buon tedesco dal cuore d'oro !
Bene Fabio ,ottimo articolo !!!
E' sempre bene portare a conoscenza di chi non ha vissuto il dramma della guerra episodi come questo perchè i giovani sappiano e capiscano quali tragedie hanno affrontato chi quelle esperienze le ha subite.(pippo-giuseppe)
RispondiEliminaComplimenti per l'articolo,merita un bel "10" per tutte le sue sfumature:storiella amara(per il periodo drammatico che affronta)ma anche dolce, per l'innocenza e il modo con cui fai trasparire l'aspetto della guerra visto dagli occhi della bambina.E poi quella foto è semplicemente meravigliosa.Grande post,bellissimo blog,che si arricchisce e fa arricchire di queste gemme anche noi lettori.Grazie! [Franco]
RispondiEliminaGrazie a tutti coloro che da stamattina mi fanno i complimenti e che scrivono anche qui...
RispondiEliminaQualche mio familiare si è commosso leggendo i vostri commenti... Evidentemente queste storie fanno sempre un certo effetto, soprattutto, mi auguro a chi, come me, non le ha vissute in prima persona...
Bel racconto,anche se breve,ma duro e commovente allo stesso tempo.Complimenti a Fab,che ci regala quotidianamente bagliori di storia vissuta palermitana.Ciao! PIERO
RispondiEliminabellissimo racconto.foto eccezionale,anche perchè vedo mio padre.Mi sono commossa
RispondiEliminaChe pugno nello stomaco!! Tremendo, davvero tremendo. Grazie di aver "alleggerito" la testimonianza con un pò d'ironia.
RispondiEliminaCerte storie sono ancora più emozionanti quando ci sono in mezzo dei bambini.Il sentimento di "odio" della bambina,poi cresciuta,è giustificabile perchè è legato al ricordo di quella notte o di quel periodo.In fondo sono cose che purtroppo accadono ancora oggi,tutti i giorni,in tante parti del mondo.Grazie per il racconto,è bello avere esperienze familiari simili da raccontare e condividerle con tanti lettori.
RispondiEliminatrovo che la foto dei 3 bambini sia fantastica,così come la storia narrata qui sopra.Come ha scritto qualcuno,è una immagine d'altri tempi,che i nostri padri e nonni hanno vissuto con grande sofferenza e grande dignità.Bravo davvero!Gran bel racconto,per fortuna a lieto fine.Il presunto odio contro i tedeschi secondo me è solo dovuto a come dovevano apparire questi "soldatacci" dal linguaggio incomprensibile,agli occhi della piccola Concetta.Vedere prendere a pugni il papà deve essere stato duro per dei bambini piccoli.Complimenti! .Salvo
RispondiEliminaLeggendo i commenti sopra,a qualcuno questa storia ricorda dei film come il famoso Roma Città aperta con la indimenticabile Anna Magnani.A me invece ricorda un film di Totò ambientato in epoca di guerra,dove si toccava con mano la sofferenza di quei giorni alternata alla comicità di certe battute e certe situazioni.Un'immagine bellissima in tal senso è il soldato tedesco ubriaco che dà pugni alle gambe del papà della bimba,e di contro la nonna fifona che recita il rosario.Ecco,secondo me,questo è il momento,così ben illustrato da Fab,che ci dà l'idea del dolce-amaro di quell'epoca.Nelle disgrazie spesso veniva fuori anche un lato comico.E l'odio della bambina è comprensibile,in tal senso,proprio perchè vissuto con un animo innocente.Bravo Fab!Che bel racconto! M.Teresa/Palermo
RispondiEliminaPenso che sia stato detto già tutto vedendo la lunga fila dei commenti.Aggiungo solo un aggettivo:MERAVIGLIOSO articolo e MERAVIGLIOSA la foto dei tre bambini.Complimenti! Anna S.
RispondiEliminaSono emozionato nel leggere tutti questi commenti, uno più bello dell'altro, al post in cui parlo della mia famiglia... Non me l'aspettavo. Devo anche dire che ogni commento, complimenti a parte, dà degli spunti di discussione davvero interessanti...
RispondiEliminaComplimenti quindi anche a voi, amici e semplici commentatori. grazie anche a nome della mia famiglia !
Una cosa simile accadde ai miei nonni in zona Tribunale,e leggendo questo articolo mi sono ricordato di loro.Grazie per il modo semplice e coinvolgente con cui fai rivivere queste storie lontane,ma vicine a noi per i nostri ricordi familiari.E complimenti alla bellissima bambina.
RispondiEliminaMario P.
Ho scoperto questo sito per caso,cercando roba varia su Palermo.Devo dire che subito la lettura di questa storia mi ha colpito e sono convinta che se un gruppo di persone scrivesse racconti come questo,legati alla memoria di genitori o nonni,ci verrebbe fuori un bel libro.Complimenti per il lavoro che state facendo.
RispondiEliminaSilvana Salamone
Storie d'altri tempi della Palermo sotto le bombe....Complimenti,articolo dolce e commovente.Se come si suol dire,i muri potessero parlare,ce ne sarebbero racconti da tramandare,come questo,a futura memoria per chi queste cose non le ha vissute.Si dovrebbe tenere conto di questi piccoli ma significativi episodi anche a livello scolastico,secondo me.Sui libri di scuola non c'è però spazio per i sentimenti,perciò fa benissimo Fabio a cercare di racchiudere in uno scrigno questi piccoli oggetti preziosi.Bravo davvero!
RispondiEliminaBravo Fab,è un piccolo film in bianco e nero come la foto.Complimenti!
RispondiEliminaBellissimo articolo,meraviglioso blog,che contiene gemme come questa storia.Grazie a chi lo ha ideato e che ha deciso di condividere coi lettori anche storie familiari come questa della bambina.A volte rimpiango di non avere più i nonni che certamente avrebbero avuto anche loro storie da raccontare simili a questa.Un caro saluto da Francesco
RispondiEliminaHo scoperto questo sito solo da qualche giorno,e posso solo farti i complimenti per tutto,sia per le storie,interessanti ed istruttive,come in questo caso,che per l'impostazione generale del sito stesso.Ottimo lavoro! MARIA.
RispondiEliminaE' difficole dimenticare,anche in età avanzata,certe storie che ci hanno segnato da piccoli.In questo caso l'odio(che magari non sarà odio nel senso più stretto del termine)è comprensibile,essendo legato a quella notte da paura,trascorsa tra la fuga al ricovero,i bombardamenti e quando tutto sembrava finito,anche l'accenno di lite coi soldati ubriachi.Vallo a far capire ad una bambina di quell'età!Bellissimo articolo,l'ho già letto varie volte e fatto leggere anche a conoscenti. MARIA.
RispondiEliminache dire l'ho letta tutta d'un fiato, mi sono sentita la bambina che non comprendeva e che desiderava solo di rientrare a casa, anch'io come lei ho avuto un improvviso odio per i soldati tedeschi.
RispondiEliminagrazie per la condivisione di questa storia.
Clara
Grazie del commento, Clara. Da ciò che hai scritto mi pare che sei "entrata" nella storia a testa bassa, immedesimandoti quasi nel personaggio della bimba (che poi, come avrai letto, è mia madre).Grazie sempre per l'interesse...
EliminaBella storia complimenti,le storie di guerra raccontate da singoli episodi danno un'idea ben chiara del concetto di "guerra".
RispondiEliminaAnche mia nonna odiava i tedeschi e i fascisti,rifiutò un posto come dattilografa all'interno del regime della sede palermitana e per questo lei e la sua famiglia (padre,madre e 7 fratelli 4m/3f)passarono quasi tutta la guerra nascosta in delle grotte vicino romagnolo abbandonando casa e tutto.