[ANEDDOTI] Nel '700 spesso i nobili usavano farsi fare i dolci, per i loro sontuosi pranzi o ricevimenti, da mastri pasticceri d'eccezione...le suore ! Le migliori pasticcerie della città erano infatti i monasteri e i conventi, i quali avevano le loro specialità, senza farsi concorrenza. Questa usanza, in alcuni monasteri, si è protratta quasi fino ai giorni nostri. Da bambino infatti ricordo che spesso la domenica sentivo parlare di tanta gente del mio quartiere che andava a comprare dolciumi al convento di suore in via Venezia. Ma tornando al '700, pare che la bravura delle suore suscitasse qualche gelosia tra i cuochi dei palazzi nobiliari, e come si legge nel brano sotto (tratto dal libro di G.Pitrè "La vita in Palermo cento e più anni fa"), al confronto delle suore qualsiasi dolciere si doveva andare a nascondere...
Ciascun monastero aveva un piatto, un manicaretto, ch'era come il suo distintivo, ma anche il dolce speciale solito a farsi nel monastero medesimo. Tutti i pasticcieri della città gareggiavano nel comporre ghiottonerie d'ogni maniera, ma chi poteva mai raggiungere la squisitezza dei frutti di pasta dolce di mandorle del Monastero della Martorana (1), del riso dolce del monastero di S.Salvatore ? Tutti preparavano conserve di scorzonera, ma nessuno attingeva alla perfezione di quelle del convento di Montevergini, come nessuno sapeva fare la cucuzzata (zucca condita) e il bianco mangiare (specie di gelatina di crema di pollo) di S.Caterina. Molti menvan vanto del loro pan di spagna, ma in confronto a quello del monastero della Pietà, qualunque dolciere doveva andarsi a nascondere, o le cosiddette sfincie fradici, composte da uova e panna, del monastero delle Stimmate. (...) Centinaia di cassate si riversavan fuori dal convento di Valverde per la Pasqua (2), e settimane prima, per il Carnevale, migliaia di cannoli di vera ricotta e cassatine della Badia Nuova, alla quale nessuno poteva negare la palma dell'inaugurazione del calendario dei rituali dolciumi. Se il convento di S.Vito primeggiava con i suoi agnelli pasquali, la Concezione con i suoi muscardini per il festino di S.Rosalia, i Sett'Angeli con le mustazzoli.
Grandeggiavano da ultimo S.Teresa con le cassate in freddo, S.Vito col suo sfinciuni, (...) e la pasta con le sarde, piatto nazionale della felicissima nonchè golosissima capitale dell'isola.
Ma v'erano monasteri d'origine inferiore, che tanto lusso non potevano permettersi, ed anch'essi, nelle loro modeste sfere, avevano le loro specialità, quale per lo scacciu : ceci, mandorle, fave, avellane (monastero delle Cappuccinelle), quale per le olive ripiene (monastero dell'Assunta), quale per altro...
E come a lato del male sta il bene, così quasi a rimedio delle indigestioni per tante cassate, cannoli, frutti, mandorle, ravazzate, c'era la Badia di S.Rosalia che compieva il pietoso ufficio di preparare un antiacido medicinale di sicurissimo effetto...
(1) Da qui l'usanza di chiamare la cosidetta pasta reale, frutta di "martorana"
(2) Pare che siano state proprio le suore del monastero di Valverde a dare alla cassata la forma attuale, cioè con la superficie piena di frutti canditi
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Cannoli siciliani |
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Cassata siciliana |
PS . Dedico questo post ad Angela, Aurora e Maria Grazia, tre amiche che in cucina hanno dimostrato di saperci fare...