Palermo non è solo monumenti, arte, storia, cultura e tradizioni: è anche personaggi minori, talvolta buffi e divertenti, che dai nostri ricordi ogni tanto riaffiorano e ci riportano indietro nel tempo. Ecco uno di questi. Buona lettura!
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Tra le tante persone che ci
capita di incontrare nelle nostre vite, non mancano di certo gli insegnanti
scolastici. Ce ne sono di bravi e meno bravi, professionalmente parlando, ma
anche alcuni che ci lasciano un gran bel ricordo dal punto di vista umano, o al
contrario, un ricordo talmente brutto, che se, finita la scuola e freschi di
patente li avessimo incrociati mentre attraversavano la strada, li avremmo
investiti.
Ce ne fu uno in particolare, che
viene ricordato dai suoi alunni come una persona molto strana, difficilmente
“classificabile”, a metà tra un bamboccione e un pazzo schizzofrenico. Era il
prof.Mariani, insegnante di tecnologia di un istituto scientifico, negli anni
ottanta. La scuola dove prestò servizio era in una zona del centro ricca di
storia e di arte come poche. Tra il corso Vittorio Emanuele, non distante dalla
Cattedrale, e la via Montevergini, un perimetro ricco di fascino, nei suoi
punti più interni, con palazzi d’epoca rinascimentale, alle chiese del XV° e
XVI° secolo, come quella dei Tre Re o S.Agata alla Guilla, il settecentesco
Collegio del Giusino o il Monastero di Montevergini del quattrocento. Insomma
una zona dall’elevato contenuto storico e un percorso immutato come qualche
secolo fa. Parlando proprio di una piazzetta medievale dal fascino artistico
indiscusso, il caro Mariani fece un autorevole commento : “E’ un luogo
meraviglioso… C’è tanto spazio per posteggiare la macchina”. Meno male che non
insegnava storia dell’arte.
Definito totalmente scadente
nello spiegare in classe, al contrario il professore si dava arie da
scienziato, con gli occhi sgranati e la barba nera e folta, che si accarezzava
continuamente, e che, secondo lui, lo rendeva affascinante agli occhi delle
donne. A volte i suoi alunni, per provare la sua inettitudine professionale,
quando erano interrogati su un particolare argomento, divagavano in modo
mirato, vedendo se il professore se ne accorgeva… Ma ciò non accadde mai.
Insomma, era uno di quegli
insegnanti che viene preso di mira da mezzo istituto come uno a cui poter
ridere dietro le spalle. Il suo abbigliamento era pure in linea col personaggio
: d’inverno era quasi sempre vestito con montgomery blu notte con cappuccio,
jeans e mocassini. Nei mesi più caldi invece, indossava quasi sempre una
maglietta bianca o celeste molto semplice, modello “mercatino rionale” (con
peluria dei pettorali che fuoriusciva dal girocollo), pantaloni blu classici e
sandali aperti. Con andatura dinoccolata, percorreva spesso i lunghi corridoi
della scuola gesticolando e parlando da solo. La sua più incredibile
prerogativa era però quella di urlare o di arrabbiarsi con gli alunni, quando
fosse necessario, con un accento, chissà perché, di un emigrato italiano in Inghilterra
! Infatti più di una volta si potè udire : “Basta! Debbo fare leccioney !”
Oppure, una volta, infastidito dal collega dell’ora precedente che si attardava
in classe, mentre lui era all’uscio che aspettava di entrare, esclamò : “Ho
avuto il tempo di fumarey un’intera sigareccia !” E oltre alla cadenza, quando
imprecava in tal modo, dalla bocca gli uscivano pure gocce di saliva che
piovevano indisturbate sui malcapitati seduti a primo banco.
Oltre a questo, in classe fumava
come un turco, e quando qualcuno iniziò a lamentarsi e gli fece notare che il
fumo dava fastidio, non disse nulla, ma visibilmente scocciato, sgranò gli
occhi e spense la sigaretta… per poi accenderne un’altra subito dopo.
O anche un’altra volta, entrando
in classe, irato per chissà quale accadimento, sbattè violentemente la borsa
sulla cattedra, e poi disse in modo pacato e dialettale, stavolta senza
inflessioni d’oltremanica : “Minchia, si rumpìu a fibbia rà borsa…”
Anche tra i colleghi, non è che
fosse proprio una popolarità. Infatti, durante conversazioni su argomenti
politici, ad alcuni insegnanti aveva rivelato di avere la tessera del partito
Socialista, ad altri aveva detto di avere simpatie per l’allora M.S.I, o ancora
aveva messo in guardia un collega novizio, indicandogli, da comunista puro (!),
un ragazzo di simpatie fasciste in una classe. Insomma, chissà cosa segnava
sulla scheda elettorale quando si recava a votare…
Era rigido, severo, ma la sua
poca tolleranza era talmente risibile, che veniva quasi compatito quando
assumeva atteggiamenti duri, o quando invece di dedicarsi alla spiegazione di
cose inerenti alla sua materia, si metteva a raccontare fatti suoi privati che
poco interessavano agli alunni, come ad esempio un giorno che spiegò per un’ora
il suo problema di emorroidi, o decantò, invece di fare lezione, il suo piatto
preferito : il “brasato al barolo”.
Una cosa, però, lo rese diverso,
in positivo, per un certo periodo : il corteggiamento alla professoressa “bona”
dell’istituto. Quando nei corridoi, tra una lezione e l’altra, si metteva a
seguire la bella insegnante, tubando come un piccione innamorato, era più umano
e si rendeva quasi simpatico agli occhi degli alunni, che al 99 per cento, lo
detestavano. “Hai capito il professore?”
Poi entrava in classe con i
“cuoricini” al posto delle pupille, ed era il momento di approfittarne, per gli
alunni, perché in quelle giornate di “corteggiamento” potevano prendere un bel
voto, in una interrogazione, parlando non della materia in causa, ma
semplicemente del tempo o delle medicine che servono per curare l’influenza.
Mariani non se ne accorgeva nemmeno ed elargiva voti positivi.
Morale della favola : il
professore sposò la collega, con grande stupore e un pizzico d’invidia
dell’intera scuola. Tanti anni dopo, un giorno, si sentì male e lo trovarono a
terra presso il Giardino Inglese, colto da infarto. Ma sopravvisse, anche
perché a casa aveva una “bona” ragione per non morire…