mercoledì 30 maggio 2012

LE TREDICI VITTIME... Cronaca di una barbàrie

[STORIE] Per chiudere il cerchio sugli argomenti della recente passeggiata "Dalla Gancia alle barricate", vediamo in questo post cosa accadde, dopo i fatti della Gancia, ai tredici palermitani fatti prigionieri, i quali, senza un processo, e senza nemmeno una reale sentenza, vennero mandati al martirio sabato 14 Aprile del 1860...
La fonte da cui sono tratte le seguenti notizie è un librettino dal titolo "La rivolta della Gancia" (di M.Ingrassia, ediz. L'Epos), che dà un quadro molto dettagliato e agghiacciante di quelle giornate.
I tredici sventurati furono condotti dal Castello a Mare, dove erano tenuti prigionieri, a pochi passi da lì, presso un bastione della porta S.Giorgio (per dare un'idea, tra la chiesa di S.Giorgio dei Genovesi e l'attuale piazza XIII vittime).
I condannati vennero condotti con un velo nero sul viso, scortati dai soldati borbonici e da tredici "accompagnatori" che li sorreggevano, presi a caso tra la gente per strada. Poi, giunti al luogo dell'esecuzione, furono fatti inginocchiare, e davanti a loro stavano tre file di soldati, composte ognuna da tredici unità. Nessuno dei condannati versò lacrime...
Al segnale di far fuoco, la prima fila sparò e si ritrasse. Poi fu la volta della seconda fila a sparare. Incredibilmente, uno dei condannati, Sebastiano Camarrone, era ancora illeso dopo due raffiche, cosa che secondo le allora leggi di guerra, gli doveva garantire salva la vita. Ma non fu così. Avvicinatisi a lui, gli ufficiali borbonici, gli strapparono dal collo un crocifisso e un sacchettino con oggetti religiosi che teneva al collo, poi diedero l'ordine di sparare anche alla terza fila, che ultimò l'eccidio...
Da lontano, una folla di gente, probabilmente parenti dei giustiziati, urlava, ma non fu fatta avvicinare al luogo della strage. A causa dei proiettili ricoperti di cera, si sprigionarono delle fiamme che potevano ardere i corpi già defunti dei tredici, e allora vennero fatte avvicinare alcune donne con dei secchi d'acqua per spegnere il fuoco che rischiava di espandersi.
Per i cadaveri erano state preparate quattro casse di legno, dove vennero ammassati a tre a tre i corpi, ma nell'ultima dovettero introdurne quattro, per il numero dispari dei caduti. Infilato a forza anche l'ultimo corpo, col sangue che cadeva giù dai carretti dove furono caricate le casse coi tredici cadaveri, alle truppe napoletane fu ordinato di evitare il seppellimento a S.Spirito, in quanto per raggiungere quel cimitero, il corteo avrebbe dovuto attraversare in pratica tutta la città, col rischio di disordini.

Obelisco a piazza XIII Vittime - 1
Si decise allora di dare sepoltura ai tredici martiri al cimitero dei Rotoli, dove furono gettati in un carnaio comune. Fu solo 50 anni dopo, nel 1910, nel 50° anniversario dei fatti garibaldini, che il comune di Palermo riesumò le ossa dei tredici e le tumulò a S.Spirito assieme ai resti di Francesco Riso, uno dei capirivolta della Gancia, dopo un funerale che non era stato mai celebrato...
Tra le vittime fucilate quel giorno, c'era anche Giovanni Riso, padre di Francesco...
Nel 1883, 23 anni dopo, fu eretto un obelisco, realizzato dallo scultore Salvatore Valenti, con incisi i nomi dei condannati di quel 14 Aprile, ma che non si trova nel punto esatto dove avvenne l'esecuzione, in quanto la zona è stata stravolta e modificata nel corso degli anni, con l'abbattimento delle mura di porta S.Giorgio e la costruzione della piazza che si chiama appunto, piazza XIII vittime...
Una prima lapide, a ricordo dei caduti, era stata apposta al portale murato della chiesetta del Castello a Mare, poi demolita.
Ma ecco i nomi dei martiri, a perenne memoria di quel giorno infame :
BARONE MICHELANGELO (30 anni)
CALANDRA GAETANO (34 anni)
CAMARRONE SEBASTIANO (30 anni)
CANGERI CONO (34 anni)
COFFARO ANDREA (60 anni)
CUCINOTTA DOMENICO (31 anni)
DI LORENZO NICOLo' (32 anni)
FANARA MICHELE (22 anni)
RISO GIOVANNI (58 anni)
TERESI GIUSEPPE (28 anni)
VALLONE LIBORIO (44 anni)
VASSALLO PIETRO (40 anni)
VENTIMIGLIA FRANCESCO (27 anni)
Il libro da cui è tratta la cronaca della fucilazione
La prima lapide sul portale della chiesa del castello a Mare
 
Obelisco a piazza XIII Vittime -2


22 commenti:

  1. Certamente è un terribile avvenimento, purtroppo un pò, colpevolmente dimenticato.E' parte della nostra storia patria, che andrebbe ricordata e commemorata come si fa con tutte le altre vittime di tutte le guerre!

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    1. Bravo Pino, hai detto bene. Sono anch'esse vittime di guerra spesso dimenticate. Pare che ci siano martiri di serie A e martiri di serie B, ma ciò non va bene. Sono martiri tutti...

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  2. Una morte politica ed esemplare per rappresaglia contro i garibaldini. E' impressionante leggere la sequenza dei numeri. 13 prigionieri, 13 accompagnatori, 13 soldati per 3 file, 4 bare. E' un episodio sul quale vale la pena soffermarsi, non fosse altro per comprendere a quale barbarie può spingersi ilpotere politico che vacilla. Sta succedendo in Siria, è non è il 1860!

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    1. Carissima Angela,hai focalizzato benissimo .Terrificante ed agghiacciante la procedura, ma molto efficace. Non credere che il nostro felicissimo governo democratico,se potesse non farebbe con godimento le stesse porcate fatte dalla accozzaglia borbonica o dai mercenari di Bixio !!EVVIVA L'ITALIA

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  3. Oborrisco ad ogni forma di violenza che si conclude col dispendio di sangue innocente o non !! Quando nelle mie passeggiate leggo lapidi commemorative o velate da frasi enfatiche penso alle storie celate dietro di esse . Però mi rammarico ancor di piu' per quelle vittime di Stato piu'attuali . L'eccidio presso la vecchia Prefettura in via Maqueda,negli anni '40 "La rivolta del pane" in cui la Sassari gioco' al tiro a segno contro bimbi,donne e vecchi inermi,utilizzando anche delle granate . Oppure nell'estate del 60,quando Polizia e Benemerita ,fedeli lacchè della democraticissima Italia,spararono ad altezza d'uomo per il piacere di uccidere . Per questi eccidi dove sono le lapidi a bella vista che ricordano tali malefatte ??? Ed allora gridiamo VIVA L'ITALIA,che abbiamo voluto !!!

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  4. Penso che pochi conoscano questo drammatico evento, io stesso non ne conoscevo bene i dettagli prima di far parte di questo gruppo, che tra le altre cose persegue la cultura e la verità sui fatti della Palermo nascosta ...

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  5. Un triste episodio del Risorgimento italiano che si colloca in Sicilia prima e durante la spedizione dei Mille nel 1860.
    Drammatico;una barbarie umana inaudita che si perpetua ahimè ancora ai giorni nostri,lontana dalle nostre case....

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  6. Ciò dimostra che la bestia più pericolosa al mondo è l'uomo...eccidi ancora più cruenti si sono ripetuti in Kosovo,in Eritrea,in Iraq.....Perfino i cadaveri che prendevano fuoco!!!! Dei proiettili comuni non bastavano??Ed anche il privare un pover'uomo del crocifisso che portava addosso?!!!???Crudeltà sterile...avevano paura che Dio lo salvasse dalla morte??? Piuttosto vorrei capire cosa cambiava se seppellirli ai Rotoli piuttosto che a S.Spirito??? Uno non valeva l'altro??'

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    1. Mariella, la scelta del cimitero fu ai Rotoli per non attraversare la città per paura di disordini provocati dai patrioti o dai parenti delle stesse vittime.
      In effetti, come giustamente sottolinei tu, un cimitero valeva l'altro, per tale barbàrie...

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  7. Neanch'io conoscevo nei dettagli questa triste storia. Diciamo che per crudeltà se la sono giocata borbonici e garibaldini. Devo comprare questo libro, sarà molto interessante. Mi dispiace solo che l'obelisco sia stato spostato, io lo ricordo dove si trovava prima. Il portale della chiesa del Castellammare, che si vede in una foto, era stato prima rimontato nelle mura del Ritiro di Suor Vincenza con la lapide (come si vede nella foto) e dopo i bombardamenti del '43 i pezzi furono portati allo Spasimo dove fino a qualche anno fà li ho visti per terra!!!! Della lapide non ho notizia. Ma non si potrebbe rimontare il portale presso il rinato Catellammare ricordando così in maniera tangibile tale eccidio?

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  8. La morte è qualcosa di doloroso.Quando la vita di un uomo viene interrotta per mano di un altro uomo è orribile. Quando ad essere uccise sono più persone innocenti è ferocia. La storia si ripete sempre, purtroppo per noi. Io penso che c'è comunque qualcosa di sbagliato insito nell'uomo che vien fuori sopratutto in certi frangenti. E questo triste episodio ne è una prova.

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  9. Il più grande pregio di questo blog è il far conoscere aspetti, parte della nostra storia cittadina in genere poco conosciuta o dimenticata;questo episodio sopra descritto ne è una prova.La crudeltà, l'efferratezza, l'abuso di potere dei soldati borbonici sono l'aspetto più inquietante tipico purtroppo dell'essere umano in ogni luogo ed in ogni epoca.
    Antonella C.

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    1. maniscalco fece tutto all insaputa di re francesco secondo di borbone

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  10. Aggiungo che, proprio per il rispetto e la futura memoria che dobbiamo nei confronti di queste vittime, si dovrebbe dedicare un pò di spazio e tempo nei programmi scolastici delle scuole palermitane.

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    1. In effetti conoscere ed approfondire la storia locale è importante forse più che conoscere la storia universale. Anche per questo credo sia bello rivivere certi fatti storici nei luoghi dove si sono svolti.
      E noi palermitani, per questo, siamo dei privilegiati, con tutta la storia che abbiamo...

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  11. Devo togliermi il cappello davanti a questo articolo.Non conoscevo affatto la vicenda dell'esecuzione così cruenta,ma conoscevo solo la piazza ed il fatto che lì erano state giustiziate delle persone.Non ho mai approfondito,e me ne dolgo,per pura negligenza.Ora anche questa lacuna è colmata,grazie all'opera ammirabile di Fabio,e delle fonti che spesso lui cita nei suoi scritti.Complimenti sempre.
    -Andrea-

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  12. E' possibile pensare ad una relazione fra questo sciagurato evento e la scelta di porre nello stesso luogo il monumento (bruttino) in memoria dei caduti per mafia?
    Peppino

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    1. Peppino, la tua domanda è molto pertinente. In linea di massima dovrebbe essere così, perchè in effetti sia i caduti di mafia che i patrioti risorgimentali erano pur sempre delle vittime innocenti e inermi.
      E' una interessante chiave di lettura.
      Grazie per il contributo.

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    2. il regista della fucilazione dei tredici patrioti fu ad opera di don salvatore maniscalco direttore generale di polizia.

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  13. Vorrei inserirmi in questa discussione per ricordare che questa strage (molto ben ricostruita nell'articolo, grazie!)non fu certo la sola, né purtroppo la peggiore, di quel periodo. La nostra memoria collettiva è tremendamente corta, ma è veramente triste la rimozione delle fucilazioni di massa effettuate dalle truppe piemontesi a seguito della cosiddetta rivolta "del sette e mezzo" (dal 15 al 22 settembre 1866, ossia solo 6 anni dopo la strage qui ricordata). Cito da un prezioso volumetto del giornalista Mauro De Mauro, con prefazione di Leonardo Sciascia (Sette giorni e mezzo di fuoco a Palermo, Edizioni Andò, 1970): L'ufficiale dei granatieri Antonio Cattaneo ... così scrisse a certi suoi amici piemontesi "Vi posso assicurare che qualche vendetta la facemmo anche noi, fucilando quanti ci capitavano, anzi il giorno 23 settembre, condotti fuori porta circa 80 arrestati colle armi alla mano i giorni prima, si posero in un fosso e ci si fece fuoco addosso finché bastò per ucciderli tutti...". Mi fermo qui, ma ci sarebbe molto di più da ricordare, si parla di centinaia se non migliaia di fucilati, quasi sempre senza alcun processo. Tra l'altro queste vittime giacciono ancora in fosse comuni lungo le mura della marina, sotto gelaterie e passeggiate, senza alcuna lapide che li ricordi.

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    1. don salvatore maniscalco era sposato con la figlia del procuratore di palermo giovanni nicastro.

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