lunedì 29 agosto 2011

ANIME DECOLLATE...E un cippo dimenticato

[STORIE] Chi di notte volesse fare una passeggiata fuori porta, potrebbe incamminarsi per corso dei Mille in direzione Ponte dell'Ammiraglio, e sorpassato il Mulino Pecoraino, nella piazzetta a destra (antica sede del ponte delle teste), percepirebbe i continui e sommessi lamenti dei "corpi decollati".
Tali anime, alla ricerca della pace eterna, secondo la credenza popolare di una volta, dispenserebbero le grazie richieste in cambio di una sentita preghiera ! Sono le anime dei giustiziati, il cui cimitero, o meglio, una sorta di carnaio, fu qui inaugurato l'8 Luglio del 1799 e denominato di S.Maria del Fiume, per la presenza di una chiesetta edificata nei pressi delle rive del vicino fiume Oreto. 
Il primo ospite del cimitero fu tale Salvatore Rubino, reo di lesa maestà, e "appiccato" lo stesso giorno. Da allora, fino al 1867, in quel carnaio furono sepolte (o per meglio dire gettate), indiscriminatamente, salme di assassini, di rei politici, ed anche di innocenti, vittime di una giustizia iniqua. A differenza degli altri cimiteri, in quello di S.Maria del Fiume era inesistente una anagrafe delle tumulazioni, e gli unici documenti attestanti la sepoltura erano costituiti da normali ricevute di consegna dei cadaveri alla chiesa. Destino ingrato per quelle povere anime fu la totale perdita dell'identità e dei resti mortali, il tutto causato da una terribile esondazione del fiume Oreto, avvenuta nel Novembre del 1881, che fece disperdere sia i documenti conservati nella chiesetta, sia le spoglie dei cadaveri nelle tombe comuni. 
Ormai dell'antica chiesetta e del carnaio non resta nulla, e l'unico ricordo di quelle anime in pena e per i credenti, è un piccolo cippo funerario posto all'angolo della piazza, raffigurante le anime purganti dei "corpi decollati"... La chiesa è oggi conosciuta come Maria Ss.del Carmelo, o meglio ancora come chiesa delle Anime Decollate. Edificata sui resti dell'antica chiesa, fu nell'800 luogo di pellegrinaggio di tanti devoti e parenti delle vittime giustiziate. Nell'atrio antistante l'ingresso c'è una stele, posta nel 1883, con su incisi nomi di tanti patrioti fucilati dai borbonici in diverse occasioni. Tra essi pure i nomi delle famose "13 vittime" dell'omonima piazza. Pure questi sventurati, in fondo, fanno parte dell'innumerevole schiera di anime "decollate" per la nostra Palermo...
PS. Ringrazio per lo spunto e per il testo di questo post l'amico Federico Ferlito, che contribuisce in maniera puntuale ed efficace al blog.

Il cippo per le anime decollate


sabato 27 agosto 2011

UN PRESUNTO GOSSIP OTTOCENTESCO

[ANEDDOTI] In via Maqueda, di fronte alla Galleria delle Vittorie, c'è un palazzo settecentesco al cui primo piano si vede una lapide che così recita : "Vincenzo Bellini angelo della musica fu in questa casa accolto e ospitato l'anno 1832". E fin qui nulla di strano. Ma dalla prima volta che mi capitò di leggere questa lapide, mi sorse più di un dubbio. Quella abitazione era famosa per aver ospitato, in tempi remoti, una casa d'appuntamento. E se fosse stata già "attiva" in quel periodo ? 
Dalle testimonianze che ho potuto raccogliere, la casa funzionava già nell'800 e durò fino a tutto il periodo della seconda guerra mondiale. Poi fu abitata in modo "normale", probabilmente anche a causa della legge Merlin che nel dopoguerra mise fine a questo tipo di fenomeno. Riprese tuttavia la sua ambigua funzionalità negli anni '60 e la cosa durò sino a una ventina d'anni fa... Su questo ne sono certo anch'io...ma non perchè l'avessi frequentata, ovviamente, ma soltanto perchè ci abitavo vicino, e nel quartiere tutti lo sapevano.
Vuoi vedere che il povero Bellini, morto prematuramente a 34 anni, nel 1835, oltre ad averci regalato capolavori musicali come la Norma o la Sonnambula, ci ha lasciato un gossip d'altri tempi ?
Magari non è così, ma i dubbi, in effetti, ci sono sempre stati...

La lapide in via Maqueda

S.MARIA VALVERDE...Tra Barocco e Ortodosso

[TESORI] Alle spalle della chiesa di S.Domenico c'è una zona ricca di gioielli artistici, non tutti famosi come ad esempio l'Oratorio di S.Cita, o lo stesso Conservatorio di Musica V.Bellini. Uno di questi tesori rimasto anch'esso chiuso per lungo tempo è la chiesa di S.Maria Valverde. Un primo complesso religioso, formato da un convento carmelitano e una chiesetta, fu edificato nel 1315. La chiesa venne poi, due secoli dopo, trasformata ed abbellita, ma fu solo nel '600 che prese la forma in cui la conosciamo. Il convento è poi stato definitivamente demolito nel 1934 per motivi urbanistici della zona. 
E' un gioiellino del nostro barocco, anche se rispetto ad altri siti seicenteschi ha avuto meno fortuna, nel senso che la chiesa è stata depredata di diverse opere d'arte, bombardata nell'ultima guerra, e conseguentemente lasciata un pò lì, in disparte, in attesa di chissà cosa. Un restauro, non ancora definito al 100 %, è comunque stato effettuato. Riaperta finalmente da qualche tempo, è diventata oggi un singolare punto di ritrovo per una piccola comunità di persone rumene, ucraine, e dell'est europeo in generale. La domenica mattina infatti, vi si celebra il rito ortodosso, con tanto di officiante barbuto, e con distribuzione di pane e altri generi alimentari al suo interno, cosa tipica di questo rito religioso di quella parte d'Europa... 
Vi consiglio di farci un salto, la domenica mattina, per ammirare, oltre ai suoi stucchi, le sue sculture, e vari affreschi sei-settecenteschi, anche questo particolare modo di celebrare la messa...

S.Maria Valverde - Interno/1
S.Maria Valverde - Affresco del soffitto
S.Maria Valverde - Interno/2



martedì 23 agosto 2011

HO CONOSCIUTO UN SANTO... Ricordi di scuola

[PERSONAGGI] Ho conosciuto un santo, o almeno, uno che lo diventerà. Ma non voglio vantarmene perchè vorrei che fosse ancora tra noi a fare il suo mestiere, quello di sacerdote, ma soprattutto la sua instancabile attività di educatore di anime smarrite e di combattente di un mostro oscuro con la sola sua fede e la croce di Cristo. Sono stato alunno, ai tempi del Liceo, di padre Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso nel '93. Mi piace ricordare in questo post il rapporto "scapestrato" che noi ragazzini 17enni o 18enni avevamo con l'ora di religione, dove in genere si tendeva a farsi i fatti propri e a considerarla solo una rilassante pausa tra le ore delle materie considerate importanti. In classe Don Pino era abbastanza rigido, ma sempre col sorriso sulle labbra, e si sedeva sempre sulla cattedra, motivo per cui era difficile parlottare tra noi, perchè da quella postazione "elevata", lui se ne accorgeva subito...
Un episodio in particolare, non proprio esaltante per noi ragazzi, fu una bravata in occasione di un ritiro pre-pasquale in un convento di frati a Baida. Padre Puglisi presiedeva il ritiro, e fu proprio lui a cacciarci fuori, nel bel mezzo della messa, perchè disturbavamo... Si arrabbiò parecchio, e noi ci ritrovammo come tanti sonnambuli, a vagare senza meta per le viuzze di Baida in un pomeriggio d'Aprile degli anni '80...
Gli altri insegnanti suoi colleghi lo descrivevano come una persona molto severa in sede di scrutini di fine anno...Chissà...
A differenza di molti suoi colleghi, però, lui credeva in ciò che faceva, era tenace, testardo come un mulo, cosa che pagò con la vita il 15 Settembre del '93, proprio nel giorno del suo compleanno.
Don Pino, scusaci per la nostra ragazzata a Baida, e per le altre volte che abbiamo causato la tua ira interrompendo le lezioni di religione con le nostre risatine da teenager, ma sono certo che da gran conoscitore dei giovani quali eri, avrai giustificato la nostra goliardìa adolescenziale. 
Hai fatto bene a cacciarci via quel giorno...E' stato un onore farci cacciare fuori da te...

Don Pino Puglisi (15/09/37-15/09/93)
PS: Dedico questo post a Giacomo, Ugo, Fulvio, Giacomo D.M., Attilio, Angela, Mary, Vania e tutti i compagni di Liceo di quegli anni

VIDEO : Breve intervista a Padre Puglisi

domenica 21 agosto 2011

1760...LE PENE PER CHI SPORCA

[ANEDDOTI] Chiesa di S.Francesco Saverio all'Albergheria. Sul muro laterale rispetto all'entrata, c'è una iscrizione del 1760, voluta dal deputato Marchese Mortillaro Arena, che indica le pene a chi sporca e getta immondizia nei pressi della chiesa. Si rischiano multe di 5 onze da dividersi tra il "rivelante", cioè chi fa la spia (una sorta di taglia) e la deputazione delle strade, fino a giungere alla pena di un anno di carcere se chi sporca è "inabile"... E oggi, 250 anni dopo, quante onze si dovrebbero far pagare a chi sporca la nostra città ? 
E quanti anni di carcere si dovrebbero dare ? 
Nel secondo caso rischieremmo di avere la città deserta....

L'iscrizione sul muro di S.Francesco Saverio


PS. Ringrazio di cuore Federico Ferlito che mi ha dato spunto per questo post, segnalandomi questa singolare ed importante iscrizione settecentesca....

martedì 16 agosto 2011

SALVATE IL SOLDATO BATTAGLIA

[STORIE] Nei ricordi dei nostri nonni, o almeno dei nonni di chi ha già una età non inferiore ai 40 anni, c'è quasi sicuramente il periodo della Grande Guerra. Palermo ha versato parecchio sangue in quel conflitto, e questa breve storia è una delle tante che sicuramente si potevano sentir raccontare da tanti nonni vissuti in quel periodo e che andarono in guerra. La famiglia Battaglia, che abitava all'incrocio tra la discesa S.Eligio e via dei Materassai, era composta da padre, madre e 5 figli maschi : Ciccio (classe 1891), Rosario (1893), Giuseppe (1895), Francesco Paolo (1897) e Gino (1900). Ciccio partì giovanissimo per gli Stati Uniti dove sposò una tedesca con passaporto americano, e divenendo lui stesso cittadino americano, non fu chiamato alle armi. Rosario partì all'inizio del conflitto, ma la sua avventura fu di breve durata, perchè disperso in combattimento il 14 Dicembre del 1915 nei pressi dell'Isonzo, (così come si può leggere nelle liste ufficiali dei caduti del Ministero della Guerra) non fece mai più ritorno a casa...
Giuseppe, anch'egli al fronte, fu ferito da una pallottola che gli trapassò il ventre ed uscì dalla schiena, senza toccare miracolosamente organi vitali. A causa della ferita fu rimandato a casa dopo qualche mese di convalescenza... Francesco Paolo fu ferito alla gamba destra e al dito del piede da schegge di granata austriaca il 19 Giugno del 1917, sul monte Ortigara. Rimasto ad annaspare in mezzo ad un lago del proprio sangue, chiamò aiuto disperatamente per delle ore e fu recuperato da commilitoni di passaggio. Rispedito a casa dopo la convalescenza, dovette portare per il resto della sua vita un plantare di svariati centimetri dentro la scarpa destra, che serviva a compensare il pezzo di osso che gli mancava e bilanciare le due gambe... 
Gino, il più piccolo dei cinque, chiamato alle armi nel 1918, preferì nascondersi, terrorizzato dalla sorte dei fratelli maggiori. Fu fortunato perchè mentre si stava già per considerarlo disertore, con le conseguenze del caso, la guerrà finì e ci fu il cosiddetto "colpo di spugna" per tutti coloro che come lui, avrebbero voluto farla franca... Questa il breve ma intenso ed emotivo racconto di ciò che accadde in quella famiglia, ma chissà quante ce ne saranno storie come questa... 
Sono le nostre radici, e queste esperienze andrebbero memorizzate per farne tesoro e raccontarle in maniera indiretta a chi è più giovane di noi... 
Ah, dimenticavo... Uno di questi cinque fratelli era il mio nonno materno, Francesco Paolo...

Il foglio di congedo originale di F.Paolo Battaglia
Retro del foglio di congedo

giovedì 11 agosto 2011

GLI "OBLIGHI" DEI PADRI CROCIFERI

[ANEDDOTI] All'interno della chiesa di S.Ninfa dei Crociferi, in via Maqueda, all'altezza di via Celso, c'è una iscrizione su uno dei muri laterali, un pò nascosta, che elenca una sorta di compiti assegnati ai padri che custodiscono la chiesa, soprattutto il dover dare "onze" (di numero diverso a seconda del compito da svolgere) ad altre parrocchie per la celebrazione di messe per motivazioni varie, o anche, semplicemente, per pagare il salario di un "maestro d'acqua". Questo elenco è in realtà un testamento perpetuo. Mi piace pubblicarlo qui nella foto sotto, per dare un'idea di come dovevano andare le cose a quei tempi (dovrebbe essere di fine '700) anche nei rapporti tra le chiese stesse...

L'elenco degli "Oblighi Perpetui"

lunedì 8 agosto 2011

UN DELITTO DI MAFIA DI CENTO ANNI FA...Riveduto e corretto

[PERSONAGGI] Torno a parlare di questo delitto di 102 anni fa per rivedere un aspetto in particolare ed aggiungere un resoconto di quell'assassinio così come l'ho trovato in un sito dedicato a delitti eccellenti di un tempo. Ringrazio innanzitutto Federico che mi ha dato lo spunto per parlare di nuovo di questo argomento, dicendomi che il punto esatto dove Joe Petrosino cadde a Piazza Marina, non è dove le autorità comunali hanno posto la lapide (cioè nell'inferriata di villa Garibaldi di fronte a palazzo Steri), bensì al lato diametralmente opposto, a pochi passi a destra dell'ingresso al giardino pubblico. C'è infatti incisa, sul muretto che sorregge l'inferriata, la scritta "+ PETROSINO", che pare sia stata fatta apposta poco tempo dopo il delitto. Sono andato di persona a vederla stamattina, dopo la segnalazione del buon Federico, e mentre la fotografavo si è creato attorno a me un capannello di curiosi, tra cui alcuni impiegati della villa stessa, i quali, increduli, non si erano mai accorti di questa incisione, pur lavorando lì da circa 30 anni... Il resoconto del delitto così recita : 
Palermo. Un uomo robusto, corpulento, "con il viso rubicondo, sbarbato, i capelli tagliati cortissimi così da farlo credere a prima vista calvo", esce dal caffè Oreto. Calza scarpe nere e indossa un tout-de-meme nero con soprabito grigio scuro. Al collo ha annodata una cravatta di seta marrone. In mano tiene un parapioggia e un cappello di feltro. Ha cenato da solo, e adesso sta tornando in albergo : l'Hotel de France, a pochi passi dal ristorante. Improvvisamente, echeggiano tre spari. Poi un altro, isolato. Quindi, il silenzio. Di fronte a Palazzo Partanna, aggrappato alla cancellata del giardino Garibaldi, l'uomo alto col viso rubicondo sta sanguinando. Poco distante, due ombre spariscono nel buio. "Qualche minuto dopo"-scriveranno i giornali-"il vicecommissario della squadra mobile e il delegato di servizio alla questura, accorsero prontamente con molti agenti e circondarono il cadavere". L'uomo dal viso rubicondo aveva "gli occhi spalancati nello spasimo della morte violenta. L'espressione del volto denotava come un fiero senso di rabbia impotente. Le mani piene, con le dita corte e grosse, erano sporche di sangue che gli sgorgava ancora dalla guancia, dove era stato colpito, presso la bocca". Si cominciò a perquisire il cadavere. "Nel taschino del panciotto aveva un bell'orologio d'oro americano attaccato alla catena d'oro, che era ferma al secondo occhiello. E un pezzo di carta ove era scritto a penna il numero 6821", riportarono ancora i giornali. "Nella tasca interna della giacca si rinvennero un biglietto di banca da 50 lire, un libro di chèques, nonchè altri quattro biglietti italiani da 5 lire. In un'altra saccoccia si trovarono molte buste con indirizzi diversi per Palermo (...) Si rinvennero inoltre circa trenta carte da visita con scritto : "Giuseppe Petrosino, luogotenente di Polizia, città di New York, USA. Era proprio lui, il leggendario poliziotto italo-americano, venuto in Italia per indagare sulle radici della organizzazione criminale. Ucciso dopo una cena da 2,70 lire, 3 con la mancia.."
Era arrivato a Palermo in incognito. Ma non per tutti, evidentemente...

Il vero punto dove cadde Joe Petrosino

sabato 6 agosto 2011

LA SECONDA CHIESA DELLA KALSA...O la prima ?

[TESORI] Nel quartiere della Kalsa, a pochi metri dalla conosciutissima chiesa di S.Teresa che domina la piazza, c'è la chiesa di S.Maria della Pietà. La chiesa è all'angolo con via Alloro, in cui c'è il palazzo Abatellis, oggi importante museo, che anticamente ospitava il convento di monache domenicane che la fecero edificare. Il convento fu poi chiuso tanti anni dopo, e fino a quella data le monache non persero l'abitudine di recitare preghiere di suffragio, ogni anno, il lunedì di Pasqua, per le anime degli angioini uccisi durante la rivolta dei Vespri... Costruita nella seconda metà del '600, S.Maria della Pietà è un altro notevole esempio di barocco, anche se il suo stile non si avvicina a quello di chiese barocche più sfarzose e ricche di elementi architettonici, come ad esempio la chiesa di Casa Professa o l'Immacolata Concezione del Capo. 
E' però una chiesa in cui i Serpotta, al gran completo, ci lavorarono incessantemente nei primi anni del '700. Ha una sorta di portico d'ingresso riccamente decorato, contiene dipinti di grande bellezza ed importanza, e ha una spettacolare volta affrescata con toni di rosa e celeste in grande evidenza. Entrando, sul lato destro, c'è, quasi al buio totale un fonte battesimale del '700 ed una iscrizione che ci ricorda che vi fu battezzato il principe di Villafranca. E' un gioiellino tutto sommato ben tenuto, un esempio di come gli abitanti della zona ci tengono alla propria parrocchia... Corre voce che ci sia una sorta di cordiale "rivalità" tra questa chiesa e la più nota S.Teresa, i cui parrocchiani vantano il fatto che quella sia la "prima" del quartiere... Sarà vero ?

S.Maria della Pietà - Esterno
S.Maria della Pietà - Interno
La volta affrescata
La volta del portico all'ingresso

mercoledì 3 agosto 2011

MARZO 1943...Palermo non esiste più

[STORIE] Un incubo che genitori e nonni ricordano molto bene... I bombardamenti anglo-americani si accaniscono contro la nostra città in modo martellante, feroce, per certi versi anche inspiegabile. Già da Febbraio le incursioni aeree si vanno facendo via via più insistenti, ma dal 1° Marzo diventano parte della quotidianità. Iniziano due mesi di puro terrore... Dal suono delle sirene che fa scendere tutti per strada e correre al più vicino "ricovero", alle preghiere della gente ammassata in questi sotterranei per nulla sicuri durante i bombardamenti, al suono del cessato allarme, con lo scenario apocalittico che si presenta agli occhi dei palermitani. La città, specie nella zona del porto, è un cumulo di macerie, case sventrate, danni irreparabili, centinaia di morti e migliaia di feriti. 
Il 9 Marzo è una giorno indimenticabile per chi lo ha vissuto : un diluvio di bombe mette in ginocchio una Palermo già sepolta sotto le proprie macerie. Niente viene risparmiato, neppure i monumenti, dalla Cattedrale alla chiesa di Casa Professa, a tanti altri che non esistono più. Quel  giorno pare che la potenza devastatrice dei bombardamenti abbia una sorta di giustificazione (se così si può dire) : al mattino era prevista una cerimonia con tante autorità del regime fascista, e pare che il vero bersaglio di quel triste 9 Marzo fossero loro. Inveece le vittime sono altre, tante, troppe... Interi quartieri come la Cala, il Borgo Vecchio, la zona di via Montepellegrino, sono solo macerie, nient'altro. Nemmeno le catacombe dei Cappuccini vengono risparmiate. Il 22 Marzo è la Kalsa che soffre la furia della tempesta di bombe. I giornali scrivono "Palermo sepolta" e "Palermo non esiste più"...
A memoria di quel 22 Marzo, gli abitanti del quartiere Kalsa erigono una lapide per la strage di un gruppo di lavoratori portuali che perdono la vita sotto i bombardamenti. La lapide, che pubblico nella foto qui sotto, si trova accanto alla chiesa di S.Maria della Pietà... Una pietà che non c'è stata per tanti sventurati innocenti. Chiedete, se state leggendo questo post, a chi era presente in quei giorni, di farvi raccontare i fatti, affinchè la nostra memoria non si perda, sia per le cose belle, ma, soprattutto per queste vicende tragiche...

Lapide che ricorda la strage del 22 Marzo 1943