venerdì 3 febbraio 2012

LA LEGGENDA DELLA SPADA

[ANEDDOTI] L'amico Pino Campo ha raccolto l'invito a scovare storie, aneddoti ed altro sulla nostra Palermo, ed oggi ci parla di una curiosità storica niente male... Molti conoscerete la fiaba "La spada nella roccia"... Ebbene anche a Palermo c'è qualcosa di simile : la spada... nel portone.
Tanti palermitani avranno certamente notato, passandoci davanti, che su uno dei due battenti del portone del Palazzo Arcivescovile, è inchiodata l'elsa di una spada. La tradizione vuole che quella sia la spada con la quale sarebbe stato ucciso, per mano di Matteo Bonello, l'ammiraglio di re Guglielmo I, Maione di Bari. Il fatto avvenne la vigilia di S.Martino del 1160, all'imbocco della Via Coperta, strada che collegava il palazzo dell'arcivescovo, con quello del re. Maione, uscendo dal Palazzo Arcivescovile, mentre calavano le prime ombre della sera, cadde nell'agguato tesogli da Bonello e i suoi uomini e che si concluse con la morte dell'ammiraglio e lo scempio del suo cadavere, che fu trascinato in modo macabro per le strade, mentre i suoi aguzzini lo riempivano di calci, dopo avergli pure strappato barba e capelli...
Bonello, tuttavia la fece franca solo per poco : braccato dai musulmani che si misero alle sue calcagna,  fu catturato, accecato, gli vennero tagliati i tendini di braccia e gambe per renderlo totalmente immobile. Dopo qualche giorno di prigionia, ridotto in quello stato, Bonello morì...
Tornando a parlare della spada, fin qui è ciò che ci è arrivato dalla voce del popolo. Ma le cose, a questo punto, vanno ridimensionate. Infatti osservando l'elsa della spada, essa è del tipo "a vela", caratteristica del XVI secolo. Evidentemente, quindi, non può essere l'arma con la quale venne trafitto Maione, vissuto ben quattro secoli prima ! Inoltre, storici e diaristi come Di Giovanni e l'attento marchese di Villabianca, non hanno mai fatto cenno su questa spada che sicuramente, al loro tempo, era già inchiodata sul battente del portone. 
Che significato si può dare, allora, a questa spada ? 
Nessuno ce lo riferisce, si avanzano delle ipotesi, e tra le tante, la più attendibile ci porta al periodo feudale, quando vigeva il privilegio, nonchè la facoltà, da parte dei baroni, di procedere tanto in via penale che in via civile contro i loro vassalli. Questa facoltà, detta "diritto di spada e di morte", venne concessa dai re a partire dal 1400. L'impero baronale aveva come simbolo le "forche" che s'incontravano all'ingresso delle terre per denotare l'autorità dei feudatari sui loro vassalli.
Anche l'Arcivescovo di Palermo possedeva terre e feudi, e di conseguenza godeva dei relativi diritti e privilegi, quindi è molto probabile che volle manifestare la potestà civile e criminale apponendo davanti al Palazzo Arcivescovile, come simbolo di monito per tutti, un elemento meno ingombrante e macabro delle consuete forche. Aboliti i diritti feudali e abbattute le forche, forse l'elsa fu dimenticata o nessuno si curò di toglierla. E' rimasta la tradizione che distratte guide cittadine propinano a turisti frettolosi che rimirando quell'elsa, rivivono con la loro fantasia quella tragica notte di S.Martino del 1160.
(PS. In effetti più di una persona mi riferisce che il 90 % delle guide che portano in giro i turisti, dicono che la spada impernata al portone è quella originale di Matteo Bonello... Mah !!)


La spada "impernata" al portone - (Foto di Nora Scotto)


10 commenti:

  1. Ho letto che i caratteri stilistici di questa elsa non corrispondano a quelli dell'epoca di Bonello,inoltre mi vien da riflettere sul fatto che essendo esposta esternamente quindi sottoposta a qualsiasi intemperia, nell'arco di tutti questi secoli dovrebbe essere un poco più distrutta. Secondo me l'elsa è stata messa sul portone per segnalare che il Vescovo aveva diritti di impero sui suoi sottoposti, e di tanto in tanto viene pure sostituita. Questo è il mio pensiero. Nora

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  2. La storia dell'assassinio di Maione da Bari ha il sapore di un'ingiustizia storica. In verità, attraverso la sua eliminazione, si volle colpire Guglielmo I e la minaccia che poteva rappresentare per il clero e i nobili dell'Isola. Pare, poi, che Bonello non volesse più sposare la figlia di Maione con cui era fidanzato. Doveva essere davvero un bel figuro. In realtà, per il tipo di elsa, appare inverosimile che possa essere quella di Bonello. Più veritiera l'ipotesi che l'Arcivescovo l'avesse collocata come monito e a ricordo del suo potere.
    Più che un enigma, un gossip vecchio di secoli ma attuale nel mistero.

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  3. Quella dell'elsa di Matteo Bonello,effettivamente é la leggenda metropolitana, creata da guide turistiche,piu' o meno professionistiche,che per tagliare corto e rendere interessante il proprio dissertare,hanno reputato opportuno appiopparla al barone di Caccamo il quale non sognava di poter possedere una simile arma(anacronistica) . Rimettendo i piedi a terra,effettivamente il piu' verosimile significato é l'esternazione dei vescovi di essere pure degli amministratori del potere temporale . Tra l'altro materialmente nessun Vescovo avrebbe potuto far applicare un elsa(di qualsiasi forma) prima del 1460,data in cui il vescovo conte Simone Beccadelli da Bologna, eseguì l'ampliamento del palazzo arcivescovile,fino l'attuale perimetro, realizzando l'attuale portone ed applicando il proprio stemma sul magnifico portale quattrocentesco . Bravo Pino che ci hai evidenziata questa chicca !!!!

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  4. Intanto ringrazio Fabio per aver pubblicato questo mio contributo. Bisogna dire che Palermo, grazie alla sua sua storia plurimillennaria, è ricchissima di fatti, fattacci e storie di ogni genere, che in ogni caso suscitano interesse se non altro perchè riguardano la nostra città e i nostri antenati che le hanno vissute. Ogni tanto capita peró, di scoprire fatti giunti fino a noi per voce di popolo che non corrispondono alla realtà storica, come nel caso della spada di Matteo Bonello.

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  5. Bella questa storia! nutro anch'io qualche perplessità sull'autenticità del cimelio ma... non avendo altri elementi per affermare ipotesi contrarie mi fermo qui. Guardando la foto, però, non passa inosservato il fatto che le viti che assicurano il cimelio al portone sono di moderna fattura e i due fori che le alloggiano risultano, al pari, di adeguate ridotte dimensioni. Questo mi lascia supporre che almeno il sistema di fissaggio al portone è databile solo a pochi anni fa. Nel 1160 non credo esistessro le viti paker ma solo chiodi forgiati a mano di dimensioni ben maggiori rispetto a quelle viti che non sarebbero entrati dentro quei piccoli fori... tutto il resto con beneficio di inventario... ;)
    Grazie per aver allietato le nostre affamate menti con questo ennesimo affascinante racconto
    Angelo

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  6. L'elsa della spada del buon Matteo,oltre ad alimentare storia,mistero,tradizione,​ alimenta il gusto dell'approssimazione, infatti, tutti hanno notato gli anomali fissaggi (viti con testa a croce anzichè chiodi a testa di carretto) , ma non tutti hanno notato il mancato rispetto della posizione dell'elsa a vela,dopo il recente restauro del portone vescovile,infatti da una posizione (Originale) quasi centrale al una posizione prossimale all'incernieramento del portone . E' stato un pacchiano errore o lo spostamento è dovuto ad un nornale effetto VELA ???

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  7. Di leggende metropolitane è ricca la nostra città...,ma le leggende alimentano sempre l'attenzione e la curiosità di passanti interessati alle storie accattivanti...che sia originale o no l'elsa a noi poco importa...

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  8. é vero mi è capitato passando di ascoltare guide raccontare questa storia, e essendo molto attratta dal periodo medioevale..mi sono fermata dubbiosa a osservare la forma dell'elsa. Ma ti assicuro che dalle guide ne sento di tutti i colori...

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  10. tra le tante Leggende voglio dire anche la mia:
    mio nonno mi raccontava che un gigante detto "u giganti ri porta nuava" non avendo ottenuto alcune richieste di favore fatte al Cardinale di Palermo, volle con questo gesto lasciargli un segnale di minaccia.....

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