lunedì 30 gennaio 2012

PALERMO ILLUMINISTA... Più vizi che virtù [Parte 2]

[STORIE] Quando nella seconda metà del‘700 in Europa imperversava l’Illuminismo e nelle capitali si cominciava a parlare di rivoluzioni culturali, parità dell’essere umano, e si cominciava a legiferare bandendo editti a favore di una maggiore umanità nel trattamento degli schiavi, a Palermo, autodefinita capitale, tutto andava controcorrente : lo schiavo era lasciato all’arbitrio più totale del padrone.
Per i semidei panormiti, non era importante avere un numero esoso di servitù schiavizzata ma bastava averne anche una quantità limitata su cui avere un dominio totale. Se ne teneva un rigido censimento, infatti già nel 1565 se ne contavano 645, fra cui 118 bianchi, 115 olivastri e 223 negri provenienti dalla Nigeria, tutti di sesso maschile idonei alla difesa delle mura contro i possibili assalti del turco offensore. Pari era la quantità di schiave che si mischiavano con la servitù autoctona.
Per i nobili palermitani gli schiavi erano considerati alla stregua di bestie da essere utilizzati per soddisfare le voglie più fantastiche e perverse ! E non veniva considerato che fossero dei poveri disgraziati strappati alle loro case o fatti prigioni durante i conflitti marinari contro i pirati barbareschi.
Se Candia era il mercato degli schiavi per l’Oriente, Palermo era il fiorente mercato per l’Occidente del bacino Mediterraneo. Ma chi erano i clienti più interessati ? Facile a dirsi e definibili, secondo gli usi che si intendevano fare !
I Vicerè, a cui servivano braccia per i remi delle galere... Quindi le caratteristiche fenotipiche d’obbligo erano robustezza e forza... I nobili preferivano schiavette giovani e di primo pelo, che potessero essere utili a letto e per i servizi più convenzionali. In breve tempo a Palermo cominciarono, chissà perchè, a gironzolare giovanottini in livrea, mulatti...
Gli stessi semidei panormiti non esitavano ad acquistare anche bimbetti, poiché la casta non disdegnava la pedofilia...
Preti ed ecclesiastici in genere per le loro esigenze preferivano maschietti molto giovani, effeminati e bellocci. Li avrebbero sodomizzati a loro piacimento senza incorrere in scomode gravidanze. Ma dato che la sodomia riguardava piuttosto da vicino il clero, l’Inquisizione non poteva colpirla a morte. Ci pensò l’ingenuotto Argisto Giuffredi, stilando negli “Avvertimenti Cristiani”, i toccasana per la lotta contro la pedofilia e la sodomia : “Ricordatevi di non tenere mai in casa giovani di migliore aspetto di voi, né tenete mai paggi di bella vista, né avendo paggi o schiavotti gli fate dormir mai con altri servitori, ma separati sempre, e ciò per levar ogni occasione non solo di mal fare, ma di mal pensare ancora”.
Ma valli a capire questi nostri antenati : si sentivano illuminati, ma facevano porcherie da bestiole...
E dopo aver gustato qualcosa sulle stramberie sessuali dei nostri antenati panormiti, non ci dobbiamo dimenticare di altro a cui non sapevano rinunziare... Fermo restando il concetto che il ceto patrizio palermitano fosse convinto di appartenere alla classe dei semidei, e che coloro i quali orbitavano loro intorno, fossero soltanto dei piccoli satiri, la casta coltivò il vizietto del lusso da quando Palermo divenne sede vicereale.
I nobili, volendo competere con la corte, si trasferirono dal feudo alla città, acquisendo la proprietà polverizzata ed edificando magnifici dimore, austere nelle loro facciate quanto splendide all’interno, con scalinate avvolgenti, saloni ridondanti di quadri, stupende tappezzerie e preziosi lampadari. Ma quanto costarono questi capricci ?? Tanto, tantissimo !!!!
I nostri nobili antenati non si indebitarono soltanto per edificare le casette cittadine, ma anche per la realizzazione di bagli, casene e ville nella Piana dei Colli ed a Bagheria, chiaramente ben fornite di tutti i comfort dell’epoca, dalle camere dello scirocco ai bagni turchi, e magari fornite da celle in cava dedicate ai servi riottosi.
Le grandi magioni, espressione spudorata di lusso da ostentare, avevano anche funzione di teatro a cui poteva accedere il popolano, ma solo in zone ben delimitate negli atri, sugli scaloni e negli spazi pubblici di fronte gli edifici. Proprio lì nelle ricorrenze private, matrimoni, fidanzamenti e battesimi, il signore faceva allestire gazebi, chioschetti e tavolate piene di ogni grazia di Dio, per soddisfare il palato del volgo e ma anche l’insaziabile voglia di ostentare la propria magnificenza.
Lo stesso trattamento veniva riservato alle ricorrenze ufficiali, per la nascita di un erede reale, nei periodi carnevaleschi o pasquali, quando il semidio e famiglia assieme agli ospiti lanciavano dai panciuti balconi dolcetti e confetture sulla plebe affamata, godendo delle risse e delle resse fra poveracci dei piani bassi... Tali lussi comportavano sforzi economici che portavano all’indebitamento più profondo. Per rispettare lo stile di vita in cui si erano impelagate, le più illustri famiglie dovevano mantenere almeno 80 persone nelle magioni cittadine, fra cui servi, creati e schiavi, non considerando il nugolo di massari, campieri, gabellieri ed amministratori sparsi nei propri feudi.
I nobili palermitani restarono comunque dei maldestri feudatari con poche iniziative di sopravvivenza, e difficilmente si “addobbarono” per fare cassa. Alcuni di loro si dedicarono a un nuovo ma vecchio mestiere, inventandosi pirati .
Tutto andò a gonfie vele nel 1778 per il principe di Furnari, che acquistò uno scampavia di seconda mano, il “Gesù, Giuseppe e Maria”, lo armò, dandolo in gestione ad un pirata di professione, tale Giuseppe Valentino che, con le sue scorrerie garantì al suo datore di lavoro altre ricchezze da scialacquare !!!
Ma un altro nostro nobile concittadino, il principe della Garita, prese alla lettera le sue origini guerresche e volendo strafare, non affidandosi alle mani di un pirata esperto, ne vestì personalmente i panni mettendosi al comando di una goletta e veleggiando da se. Garita non fu tanto fortunato quanto il Furnari, infatti al primo arrembaggio fu fatto prigioniero dal turco col quale fu costretto a mercanteggiare la propria libertà, coivolgendo quale garante del pagamento lo stesso sovrano Borbone... Ciò fu cagione di ulteriore sfortuna per il povero principe, che non avrebbe voluto ottemperare alla parola data al pascià turco, ma sua maestà lo obbligò ad onorare il debito, costringendolo ad ipotecare i propri beni con la minaccia di uno sconveniente soggiorno coattivo presso il Castello a Mare...
Quindi tutto si concluse in “malo modo” per il coronato semidio, sentendosi risuonare nelle proprie orecchie il più celebre ritornello palermitano : “Curnutu e vastunatu !!!!!”

Via Alloro vista dalle Mura delle Cattive

18 commenti:

  1. Direi che non è cambiato nulla da allora....oggi,come tanti secoli orsono,la casta scialacqua a più non posso,fa i propri ""porci comodi""in tutti i sensi,il clero è sempre al di sopra di tutto e di tutti e si può dare alla pedofilia senza essere mai punito....ed il popolo raccatta le briciole che può e viene tartassato di gabelle mentre c'è chi gode,spende e spande!!!!

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  2. Ho voluto elaborare questo articolo per dissacrare certi concetti puritani che possono risiedere nelle menti dei lettori ben pensanti,un po'ancor convinti che i panormiti di un tempo fossero soltanto dedidi(per divertimento) al godimento delle visioni di roghi,torture e strozzamenti (Gusto del macabro) . Ci sapevano proprio fare !!Lusso,sadismo,razzismo,pedofilia,pirateria erano per loro una vera cuccagna di divertimento . Sapevano miscelare il tutto in un bel brodino gustosissimo di porcheriole da bestiola !!!! Ciao a tutti gli amici

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  3. concordo con te Mariella, nulla è cambiato!

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  4. ora capisco da dove nasce la casta....

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    1. Alceste de Benedictis30 gennaio 2012 alle ore 15:54

      La casta era il ventre molle società dell'epoca,riteneva il potere a proprio piacimento e lo difendeva con ogni mezzo ! ma non aveva ancora recepito l'inizio della propria decadenza sia materiale che morale !

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  5. Interessante racconto, colorito quanto basta e utile a comprender meglio le usanze della casta nobiliare e clericale.
    Ma ciò spiega molte cose circa le antiche origini di alcuni atteggiamenti odierni di sicuro poco nobili e... non solo di "casta" e non solo panormiti.
    Complimenti
    Angelo

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  6. Cero che abbiamo poco da essere fieri dei nostri antenati;ma in fondo non è cambiato nulla.La casta di allora come quella di ora.....Però pensandoci....facevano proprio schifo....

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  7. in FONDO PERCHE' MERAVIGLIARSI SE OGGI CON TUTTA LA NOSTRA CULTURA LE "CASSARIOTE" SI CHIAMANO ESCORT E SONO SEMPRE LI', MAGARI SPOSTATI DI ALCUNI METRI? VIP E MENO VIP OGGI SI COMPORTANO MEGLIO ? SE POI, GUARDIAMO ATTENTAMENTE DI COME SI COMPORTAVANO I NOSTRI VICINI, FORSE COMPRENDEREMO ALLORA CHE NON ERA SOLTANTO LA NOBILTA' PALERMITANA A COMPORTARSI IN MANIERA DEPLOREVOLE. QUESTA CRONACA MI LASCIA INDIFFERENTE, COME TUTTE LE CRONACHE CHE VOGLIONO EVIDENZIARE SOLTANTO UN ASPETTO DELLA VITA. MI RISULTA INVECE CHE ANCHE QUEL PERIODO DELLA PALERMO " FELICISSIMA" ABBIA PRODOTTO BUONA CULTURA E CHE IN OGNI TEMPO CI SIA STATA GENTE DA IMITARE PER IL LORO COMPORTAMENTO ESEMPLARE E SANTO E GENTE DA RICORDARE SOLTANTO PERCHE' SI POSSA CAPIRE LA DIFFERENZA TRA CIO' CHE E' BENE E CIO' CHE E MALE; CIO' CHE E' SANTO E CIO' CHE NON LO E' . E SE NONOSTANTE QUESTA CRONACA NON SIAMO IN GRADO DI FARE QUESTA DISTINZIONE, PENSANDO CHE IL BICCHIERE SIA SOLTANTO MEZZO PIENO, ALLORA VUOLE DIRE CHE SIAMO MESSI PROPRIO... "MALE". CLAUDIO PERNA

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    1. Claudio sempre bei commenti molto interessanti !!! Ci arricchiscono di pareri validi ! Infatti concordo con te che non tutti i panormiti erano diavoli ma la buona parte rientrava nella normalità ! e molti nell'eccellenza !

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  8. NE MANCA UN PEZZO INIZIALE. PERCHè?

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    1. Se parli della prima parte dell'articolo questa é stata edita, il 2 gennaio di questo anno !

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  9. infatti caro Federico, c'è una certa nobiltà (erano soltanto lora ad avere accesso alla cultura) che hanno fatto la storia della nostra terra. Oggi, che accedono tutti alla cultura devo immaginare che forse si sta peggio se si tiene conto che siamo in grado di scegliere ciò che è bene e ciò che è male. Grazie per la tua condivisione Federico.

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  10. In fondo in fondo,anche se la casta era alquanto godereccia e poco virtuosa era esistente un parte di classe pur illuminata nella cultura e nelle arti. Non si devono dimenticare,i Serpotta ,i Serenario ed altri che hanno dato lustro alla nostra citta',o di mobili che impiegavano i loro averi per il bene pubblico edificando opere ancora ammirabili !! Inutile fare un elenco descrittivo fuor di luogo per l'argomento trattato . Comunque apprezzabile la buona volontà di taluni aristocratici che vollero rimpinguare le loro ristrette casse, emulando i ben più trucidi corsari anglosassoni e caraibici !!

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  11. Federico,sei capace di trovare argomenti belli ed intriganti,che non fanno annoiare durante la lettura,anzi sollecitano curiosita'ed invogliano ancor di piu'nel seguire il blog .
    In merito alle interessanti visite guidate che mi dici ?
    ciao Andrea

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    1. Andrea mi do da fare per il piacere di fare !!
      In merito alla prossima passeggiata,già Fabio ha definito la data per il 18 Marzo. Siamo impegnati nel lavoro di preparazione,che dura abbastanza ed é una parte impegnativa della attività . Non voglio dire altro per lasciarti fino alla vigilia incuriosito . Però stai sicuro che sarà secondo tradizione bella ,piacevole ,accantivante ed istruttiva !!!

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  12. Interessante articolo, come al solito, ma devo dire che non mi scandalizza tanto in quanto mi pare che nonostante siano trascorsi più di tre secoli,le analogie sono evidenti e ritengo molto più gravi e sconcertanti perchè commessi in un'era in cui la cultura è accessibile a tutti e tutti sono liberi (forse)di scegliere i governanti
    V.A.

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  13. I complimenti non sapevo che oltre vizi sessuali e torture di ogni tipo facevano anche i pirati.
    Ritengo comunque che i vari commenti siano molto simili e giusti . In tutta Italia non è cambiato tanto da allora , ora ci sono le banche strozzine a posto dei pirati , i politici scialacquano alla grande , il clero continua con la pedofilia , e gira gira il popolo lo prende sempre in c................

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  14. quanto a pirateria finì pure male Don Bernardino Cardines duca di MAQUEDA forse dai più conosciuto come grande urbanista ( diede il suo primo colpo al taglio della strada con un martelletto d'oro ma il senato palermitano aveva già di suo deciso l'apertura del più grande asse viario dopo Via Toledo).
    In merito ai "vizietti" dei nostri antenati io personalmente mi sono sempre chiesto quanto sentita sarebbe stata la mia esecrazione al razzismo, per esempio, se fossi nato in un periodo in cui tale fenomeno era la normalità.
    Ringrazio Dio di vivere questo di periodo, culturalmente avanzato, ma non dimentichiamo quel processo evolutivo che ci permette adesso di aborrire ceerti comportamenti "dell'anima"

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